Volontari
20Ott/150

Atardecer

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Sta per iniziare il taller de guitarra e aspetto i miei allievi con ansia, ancora non so chi verrà. Sono arrivata con un nordico anticipo e quindi aspetto cercando di ripassare la lezione che mi sono preparata. Attendo seduta in una sedia-banco a dir poco scomoda che scricchiola ad ogni mio movimento e osservo i particolari di questa stanza in ogni suo dettaglio, ragni compresi.

14Ott/150

Parto….ma senza epidurale

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Già capire che stai partendo è complicato, realizzare che starai in un paese straniero per un anno è quasi impossibile. Mi aspettavo mille nuove 'regole' sociali da seguire, incomunicabilità, incomprensione, difficile lettura dell'altra persona per gap culturali vari...invece tutto sembra una viva corrente in cui ci si può tuffare o uscirne un po' a piacimento.

Alla fine puoi prenderti il tempo che vuoi per fare quello che ti senti....O forse anche questa è un'impressione, perchè tutto sembra un po' indefinito, non del tutto probabile.
La città non è grande, ma piena di persone che dalla mattina presto stanno in strada, dove si svolge la vita qui. Ovunque vai ci sono banchetti allestiti alla bell' e meglio, di persone che sembrano immobili nel loro vivere: ma poi pensi ai tetti di lamiera, che già alle sette del mattino rendono la casa un forno, alla temperatura fuori che è un deterrente a qualsiasi movimento e ti chiedi come facciamo a essere così attivi (la prospettiva è importante) .

Alla fine sembra di essere qui col corpo (lo dimostrano i vestiti sudati e i capelli impolverati), ma la testa pare essersi presa del tempo per riposare: un po' sopita,è intenta solo ad ascoltare e non riesce a formulare un'opinione su quello che ha attorno.

La comunicazione è zoppiccante, ma almeno ti porta a cercare di migliorare le tue capacità di improvvisazione e di mimo, piccoli speccatoli per pazienti ascoltatori: il sorriso e lo sguardo vitreo (segno della scarsa comprensione del dialogo) fortunatamente non scoraggio l'interlocutore di turno! Ora però abbiamo imparato quel poco che basta a dare l'illusione che potremmo sostenere un piccolo scambio di battute (Kume ku sta? N' sta dritu, obrigadu.. i bo gora? come stai ? bene,grazie e tu?..), ma all'improvviso il discorso si interrompe nell'imbarrazzo di aver perso il filo e scattano come molle i sorrisi di circostanza.

Qui ti chiedi come faccia la gente senza corrente (il frigo magari c'è, ma senza energia diventa solo un ingombrante comodino), ma sembrano domande che non molti si pongono: noi invece cominciamo a sentirne la mancanza... Per fortuna non mi fido delle prime impressioni: mai avuta una giusta!

 

Stefania Rossetto, Volontaria in Servizio Civile in Guinea Bissau

12Ott/150

Nel furgone!

«¡¡Que no se vayan a caer, chicos!!». «¿Alguien puede ver por dónde andamos?» «¡Cuidado con las piernas!».

marco despensa

Le urla sguaiate di Doña Silvia ci distraggono dall'odore acre della verdura che si è rotta, perdendo i liquidi. Il furgone avanza insicuro, sobbalzando ad ogni interruzione dell'asfalto, mentre i pochi raggi di luce che passano tra le assi di legno illuminano i nostri volti stanchi ma divertiti. Le casse di frutta e verdura oscillano visibilmente ad ogni curva, e ad ogni curva il mio sguardo incrocia quello di Alejandro. Ci auguriamo entrambi di aver sistemato bene quelle dannate casse di cetrioli.

7Ott/150

I remember when I went to school…

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Tra i banchi di scuola disposti in fila, due per banco a condividere uno spazio comune con quel compagno da cui copiare una lezione mancata o quel compito in classe per cui non avevamo studiato. Sono ritornata fra i banchi di scuola dopo quasi 10 anni, ma in una dimensione nuova dove libri sgualciti si trovano adagiati in pile su una finestra sporca, dove tre persone stanno sedute su panche di legno che non hanno schienali, dove non c'e' il pavimento ed il tetto e' in lamiera, trattiene il calore in estate e il freddo in inverno e con la pioggia incessante non ci si sente piu'.

I remember... I miei banchi di scuola dove decine di chewingum erano attaccate mentre qui a stento intravedo una penna che scrive su un foglio ingiallito che domani un topino affamato sgranocchiera'...

Daniela Romano, Volontaria con il Servizio Civile in Kenya

 

 

5Ott/150

Primi giorni a Bissau

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Arrivare in piena notte a Bissau credo si possa definire un'esperienza quasi mistica.

Ancora adesso, che sono trascorse due settimane dal mio arrivo, ho serie difficoltà a cercare di spiegare la sensazione che ho provato dopo l'atterraggio.

Capitolo primo “Un'estate caldissima”

Dopo il viaggio, trascorso quasi completamente a dormire, scendo dall'aereo con lo zaino in spalla, e nel giro di pochi secondi mi accorgo che sto già grondando di sudore.

Capitolo secondo “ Il buio oltre la siepe”

Non vedo siepi, ma a parte i faretti sulla pista di atterraggio e una grossa luce in lontananza che presumo sia l'aeroporto, intorno a me c'è il buio più totale.

Capitolo terzo “Dove sono, dove mi trovo?”

Alcune persone mi fermano, mi lasciano in mano un foglietto, di cui inizialmente non coprendo l'utilità.

Mi rendo conto solo dopo che è il modulo per il visto e che va compilato (“ehm, e io che pensavo fosse un opuscolo pubblicitario!”).

1Ott/150

Hermosillo, prime impressioni: contraddizioni ed accoglienza nella prima settimana di servizio civile

Sulle prime impressioni solitamente esiste un dibattito.

Qualcuno dice che la valutazione basata sui primi approcci sia quasi sempre sbagliata e superficiale; qualcun altro invece sostiene fermamente che le impressioni iniziali contengono sempre preziose verità.

Qualunque sia la versione giusta, le mie sensazioni all’arrivo ad Hermosillo, ardente citta nel deserto del Sonora, Messico, distante appena un paio d’ore dal confine con gli Stati Uniti – di cui si avverte la presenza incombente, sia nel negativo e sia nel positivo – sono state piuttosto forti, sin dal primo giorno.