Volontari
14Ott/150

Parto….ma senza epidurale

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Già capire che stai partendo è complicato, realizzare che starai in un paese straniero per un anno è quasi impossibile. Mi aspettavo mille nuove 'regole' sociali da seguire, incomunicabilità, incomprensione, difficile lettura dell'altra persona per gap culturali vari...invece tutto sembra una viva corrente in cui ci si può tuffare o uscirne un po' a piacimento.

Alla fine puoi prenderti il tempo che vuoi per fare quello che ti senti....O forse anche questa è un'impressione, perchè tutto sembra un po' indefinito, non del tutto probabile.
La città non è grande, ma piena di persone che dalla mattina presto stanno in strada, dove si svolge la vita qui. Ovunque vai ci sono banchetti allestiti alla bell' e meglio, di persone che sembrano immobili nel loro vivere: ma poi pensi ai tetti di lamiera, che già alle sette del mattino rendono la casa un forno, alla temperatura fuori che è un deterrente a qualsiasi movimento e ti chiedi come facciamo a essere così attivi (la prospettiva è importante) .

Alla fine sembra di essere qui col corpo (lo dimostrano i vestiti sudati e i capelli impolverati), ma la testa pare essersi presa del tempo per riposare: un po' sopita,è intenta solo ad ascoltare e non riesce a formulare un'opinione su quello che ha attorno.

La comunicazione è zoppiccante, ma almeno ti porta a cercare di migliorare le tue capacità di improvvisazione e di mimo, piccoli speccatoli per pazienti ascoltatori: il sorriso e lo sguardo vitreo (segno della scarsa comprensione del dialogo) fortunatamente non scoraggio l'interlocutore di turno! Ora però abbiamo imparato quel poco che basta a dare l'illusione che potremmo sostenere un piccolo scambio di battute (Kume ku sta? N' sta dritu, obrigadu.. i bo gora? come stai ? bene,grazie e tu?..), ma all'improvviso il discorso si interrompe nell'imbarrazzo di aver perso il filo e scattano come molle i sorrisi di circostanza.

Qui ti chiedi come faccia la gente senza corrente (il frigo magari c'è, ma senza energia diventa solo un ingombrante comodino), ma sembrano domande che non molti si pongono: noi invece cominciamo a sentirne la mancanza... Per fortuna non mi fido delle prime impressioni: mai avuta una giusta!

 

Stefania Rossetto, Volontaria in Servizio Civile in Guinea Bissau

5Ott/150

Primi giorni a Bissau

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Arrivare in piena notte a Bissau credo si possa definire un'esperienza quasi mistica.

Ancora adesso, che sono trascorse due settimane dal mio arrivo, ho serie difficoltà a cercare di spiegare la sensazione che ho provato dopo l'atterraggio.

Capitolo primo “Un'estate caldissima”

Dopo il viaggio, trascorso quasi completamente a dormire, scendo dall'aereo con lo zaino in spalla, e nel giro di pochi secondi mi accorgo che sto già grondando di sudore.

Capitolo secondo “ Il buio oltre la siepe”

Non vedo siepi, ma a parte i faretti sulla pista di atterraggio e una grossa luce in lontananza che presumo sia l'aeroporto, intorno a me c'è il buio più totale.

Capitolo terzo “Dove sono, dove mi trovo?”

Alcune persone mi fermano, mi lasciano in mano un foglietto, di cui inizialmente non coprendo l'utilità.

Mi rendo conto solo dopo che è il modulo per il visto e che va compilato (“ehm, e io che pensavo fosse un opuscolo pubblicitario!”).

2Dic/140

Un percorso ad ostacoli

Aveva ragione chi diceva che in un’esperienza come questa, dopo un po’ di tempo passa la voglia, l’istinto, l’impulso di scrivere e di raccontare..e penso di sapere perché.

All’inizio è tutto bello e tutto sorprendente, anche le cose più fastidiose o difficili a cui adattarsi risultano divertenti ed esotiche: si è presi da quella voglia di avventura, di scoprire e vivere tutto fino in fondo ed ogni cosa appare avvolta da un alone di magia. Col passare del tempo l’alone viene via ed al suo posto emergono la routine, l’abitudine che anche nelle situazioni più diverse e più difficili si impone nella vita di ogni giorno, la stanchezza e la riflessione. Soprattutto, viene fuori la coscienza delle cose che non vanno e di come spesso non si faccia abbastanza per cercare di migliorarle, o di come non lo si faccia nel modo giusto. Un anno è lungo e succedono tante cose che non vorresti e che la lontananza accentua facendoti sentire impotente e a tratti egoista, per aver fatto una scelta che ti tiene a migliaia di chilometri dalle persone che ti hanno dato tutto.

Poi, un viaggio nel viaggio, superando il confine verso Nord, guardando dal finestrino paesaggi che pochi mesi prima erano secchi, diventati una distesa d’acqua ricoperta da fitti fili d’erba e contornata da palme ed enormi alberi; o passare con una barchetta dentro un canale che va verso il mare, tra fitte mangrovie e aironi e stormi di uccelli; o andare su un’isola che è un minuscolo cerchio di terra in mezzo al mare, con una spiaggia bianca e un’amaca all’ombra degli alberi; o su un’altra isola assistere di notte all’arrivo dall’acqua di enormi tartarughe che scavano sulla sabbia una buca dove deporre le uova e vedere poi uscire tante piccole creaturine che a decine corrono appena nate verso il mare…

30Giu/140

La luna e i pero’

Se vi chiedessi in che fase è la luna stasera, se calante, crescente, piena o nuova, quanti di voi saprebbero rispondere?

Stasera è una notte di luna piena. Qui il contatto con la terra – e con il cielo – si sente molto più che nel moderno e avanzato Occidente perciò quando cala il sole è facile capire dove si trova la luna, lo si sente dalla luce che emana, basta alzare gli occhi in direzione della sua fonte e la si trova lì. È una cosa che faccio ogni sera. La luna piena ha i suoi vantaggi: si può camminare di notte senza usare la torcia ma per il rovescio della medaglia si vedono molte meno stelle del solito. Per questo, anche se la luna piena ha il suo grande fascino, la mia fase preferita è quella di luna nuova o dell’ultima luna calante, quando si vede soltanto un sottilissimo spicchio, una falce appena accennata: lei c’è ma non si mostra troppo, è pronta ad emergere ma senza fretta, piccola, elegante e delicata...

29Apr/140

GUINEA BISSAU AL VOTO

Si sNuova immagine 2ono svolte in un clima disteso e altamente partecipativo le elezioni che hanno portato alle urne quasi 800.000 cittadini della Guinea Bissau lo scorso 13 aprile.

File ordinate e silenziose di persone all'ombra degli alberi di mango attendevano di esprimere la propria preferenza sui 13 candidati alle presidenziali e sui 15 partiti alle legislative per il rinnovo dell'Assemblea Nazionale. Scheda bianca con striscia blu o con striscia rossa con dentro i nomi ma anche le foto dei candidati, dall'altra parte della strada tavolini di plastica con sopra tovaglie rosse e grandi contenitori di plastica dove porre le schede e un po' più in là un grande cartone tenuto in piedi da delle pietre con dall'altro lato una sedia come cabina elettorale e l'immancabile boccetta di inchiostro nero a far diventare ancora più scuro il dito dei votanti come segno da molti mostrato con orgoglio di un diritto esercitato. La distanza di latitudine mostra anche in questo caso differenze logistiche che fanno sorridere...

10Mar/140

Pedalando verso la tradizione…

Qualche settimana fa sono partito per Bubaque, sull’arcipelago guineense delle Bijagòs, un insieme di selvagge e lussureggianti isolette al largo di Bissau in compagnia di Seminario, un ragazzo del luogo che mi ha accompagnato alla scoperta dell’isola e delle sue tradizioni...

27Gen/140

Sono io che mi piego all’Africa…e ne sono felice!!!

Varela

Il mio sogno, da sempre, era l’Africa. Quando ero piccola chiedevo sempre a mia madre di adottare un bambino africano, volevo un fratellino. Al mare, diverse volte, con ben due frigoriferi pieni di bibite, siamo rimasti senza acqua perchè io offrivo tutto ai senegalesi che passavano in spiaggia (tuttora lo faccio) e appena potevo, acquistavo qualcosa, li invitavo a sedersi sotto il nostro ombrellone e a raccontarmi chi fossero, da quanto tempo stessero in Italia ecc. Ero così attratta dal loro mondo. Ho letto tantissimi libri sull’Africa, storie di vita vissuta, ma anche tanti libri di poesie.Ho scelto di studiare sviluppo e cooperazione internazionale per arrivarci, in un modo o nell’altro...

Non ho superato un colloquio in Banca (fatto in un momento di disperazione lavorativa) perchè alla domanda dello psicologo su quale fosse il mio cartone animato preferito io ho risposto “Fiocchi di cotone bianchi per Jeanie” e me ne sono partita con il mio discorsone su democrazia, solidarietà e uguaglianza. Non potevo essere per niente profittevole per una banca.

Eliminata i-m-m-e-d-i-a-t-a-m-e-n-t-e. E io direi: “meno male!”, non faceva per me.

Ho lavorato, fatto tirocini e volontariato in mille uffici che si occupavano di progetti in diversi Paesi africani, e io sempre lì, con la speranza di poter partire. Ho fatto mille applicazioni per partire in qualsiasi zona del mondo, ma l’Africa era sempre lì, dentro di me e in qualche modo avrei dovuto farcela.

Nel 2013, scovare, preparare lettere di motivazione e presentazione, e inviare applicazioni era diventato il mio lavoro preferito. E, non so né perché, né per come, ho fatto infinite applicazioni per la Guinea-Bissau, un paese mai sentito, se non solo di nome, per quanto riguarda la cooperazione. E allora mi lanciavo su internet a cercare informazioni, foto e qualsiasi cosa potesse interessarmi. Ogni volta che preparavo la lettera e inviavo la mia candidatura per questo paese, sentivo qualcosa dentro, sentivo che, se fossi partita, sarei andata sicuramente in Guinea-Bissau; lo sentivo forte, in quello spazietto tra lo stomaco e il cuore, dove si racchiude il sesto senso.

Lo dissi anche ai miei amici più stretti. E infatti così è stato. La selezione è stata lunga, da luglio a novembre; il 4 novembre ho ricevuto la tanto attesa mail e… che emozione, che ansia! Avevo quasi paura di dirlo ad alta voce… partivo in Africa, in Guinea-Bissau.

Questo “Bissau” che tutti dimenticano e che con tutte le Guinee che ci sono nel mondo, ho ricevuto un messaggio di congratulazioni per il mio trasferimento in Nuova Zelanda. I successivi due mesi sono stati una corsa contro il tempo, avevo da sistemare tante cose, passaporto, vaccini, roba, medicine, preparazione pre-partenza Roma-Torino. Non ho avuto tempo per cazzeggiare e avevo una forza inspiegabile nel preparare il tutto, seppur con un mal di denti tremendo e con la partenza che doveva essere prima il 4, poi il 6 ed infine il 7 gennaio; mi sembrava di non essere mai pronta. Ma pronta o non, sarei partita. Le valigie strabordavano ed erano al limite anche per quanto riguarda il peso, le ho chiuse alle 2.15 del 7 gennaio con esattamente 4 amici miei che ci salivano sopra. Ormai non si torna più indietro, è ora di andare. Saluti veloci ed emozionanti la mattina e via in aereoporto.

Cagliari-Roma, Roma-Casablanca, Casablanca-Bissau, un viaggio lunghissimo, stipata nel sedile centrale, con le gambe strette strette, le mie due cene marocchine a base di pollo e manzo insaporiti da una spezia fortissima, il mio paninetto nano, con un sacchettino di salmone nano tanto carino, una sorta di philadelphia sempre nanetta, uno yogurt supersodo ed una bella merendina di nome “Moretta”. L’atterraggio è stato molto emozionante, le ruote dell’aereo toccavano finalmente terra guinense e io, appena affacciatami dal portellone, potevo sentire come l’odore dell’aria fosse diverso.

Ero pronta a scendere la scaletta e a immergermi in questo nuovo mondo. Ecco, magari sfilando il mio maglioncino a collo alto che in Italia mi proteggeva dal freddo. Le valigie non ci sono, (io nel mio bagaglio a mano ho solo roba tecnologica, un pigiama, dei leggins e un paio di ciabattine) arriveranno tra due giorni.

La prima notte crollo, sono stanca e adrenalinica allo stesso tempo. Ogni tanto apro gli occhi, non riconosco il luogo in cui mi trovo e ricostruisco velocemente il tutto: “Sono in Guinea-Bissau, ho deciso io di venirci, sono stata selezionata, ho preso l’aereo stamattina presto, ok, posso riaddormentarmi”.

Faccio diverse volte questo ragionamento per diverse notti e ancora adesso mi capita di farlo. Durante la prima uscita l’impatto è forte, case bellissime, illuminate, dotate di ogni comfort e accanto la povertà più estrema. Nonostante ciò sono tutti sorridenti, i bambini ti salutano, ti indicano e gridano: “Branca, branca!”. Le loro partite di calcio sono meravigliose. I genitori sorridono. Per strada, camminano e attraversano dei maiali, come fossero cani. Alzo gli occhi verso gli alberi e scorgo un branco di avvoltoi. Dalla jeep vedo un pitone che occupa metà carreggiata. La terra rossa penetra dentro i polmoni, in gola, nel naso, tanto che quando me lo soffio mi viene da osservare bene il fazzoletto perchè quasi mi sembra sangue. Osservo il mercato. Ogni bancarella è composta da tanti piccoli mucchietti di frutta e verdura, quasi fossero delle piccole piramidi. Il cibo ha un sapore diverso, il riso è onnipresente, le banane sono nanette e mi verrebbe quasi da non mangiarle perché mi fanno tenerezza, nonostante l’ottimo sapore. La papaya non l’avevo mai mangiata, è un misto tra una zucca e un melone, non ha un sapore fantastico ma la mangio comunque, dato che aiuta (nello specifico) ad espletare le funzioni fisiologiche.

Si, perchè in realtà ero pronta (visti i racconti di tante persone) ad affrontare la diarrea in tutte le sue forme con fermenti lattici, Enterogermina, Dissenten, Normix e chi più ne ha più ne metta, e invece mi ritrovo a essere una pecorella costipata e influenzata con 32° C in Africa (ma che storia è???).

Dopo una lunga attesa arrivano le tanto desiderate valigie, ma io da furbona quale sono, vado in aereoporto senza i tagliandini e solo grazie a Giovanni (un ragazzo siciliano che a Bissau conoscono tutti – qui è un fenomeno) riesco a passare, a ritirarle e ricevo pure una proposta di matrimonio dalla guardia aereoportuale . Aiuto con grande forza (mi sentivo Hulk) a caricarle sulla jeep e torno a casa.

La mattina dopo mi sento superfelice, ho la mia roba, a colazione bevo il latte e mangio il pane fresco… cosa voglio di più dalla vita? I giorni proseguono veloci e lenti allo stesso tempo, mi sembra di essere qui da tantissimo tempo perché tutto è molto intenso. Non c’è tempo per la noia. C’è sempre qualcosa da fare. Facciamo pure i documenti per la carta di residenza a Bissau: “Agora Eu vivo em Bissau”.

Visitiamo le carceri e visioniamo il relativo progetto. É veramente tutto molto bello e intenso, gli odori, gli sguardi, il caldo, le strette di mano, tutto mi lascia una sensazione molto forte, la sento sulla mia pelle.

Ogni giorno è una scoperta, nulla è mai uguale. Tutte le cose che ho sempre fatto, assumono una forma diversa, anche le cose più semplici, i gesti, le azioni che faccio quotidianamente assumono un altro valore. Alzarsi la mattina, lavarsi, mangiare, andare in macchina e in moto, cucinare, poter usufruire di luce e acqua (altrimenti doccia con le bottiglie), guardare il tramonto ( bellissimo, con una fantastica palla infuocata e rossa che velocemente cala e lascia spazio alla luna e ad un meraviglioso cielo stellato) e andare a letto: ogni azione si appropria di un posto ben definito nella tua vita, con dei passi ben delineati da seguire, senza i quali ne scaturirebbero tante conseguenze.

Niente è fatto a casaccio, tutto ha un suo perché. Il sonno, il dormire qui è totalmente diverso. Quante volte mi sono addormentata nei posti più disparati? In macchina, in treno, in autobus… beh, qui mi sento spesso stanchissima, forse per la temperatura, forse perché le giornate sono intensissime. Salgo in macchina e Morfeo mi chiama intensamente. Io, con i miei deboli sensi umani, vorrei cedere e lasciarmi andare, ma c’è una forza più forte (scusate il gioco di parole) che vince su tutto e che mi tiene sveglia e vigile: è la forza dell’Africa. Lo sento dentro che non posso perdermi nulla, devo assaporare, ascoltare ed emozionarmi per tutto. Le grosse buche sulle strade rosse non sono messe lì a caso, ti fanno balzare all’improvviso e ti lanciano un messaggio: “ehi, svegliaaaaaaaaaa, non puoi dormire, non vedi quello che ti perdi?” e a ogni colpo di sonno, a ogni balzo che fai, ti senti in colpa. BASTA, DEVO STARE SVEGLIA. Anche il sonno notturno si limita alle sole ore di buio, mi sveglio appena la luce penetra dalla mia finestra e sono pronta ad affrontare la lunga giornata che mi aspetta, che non sarà mai meccanizzata e identica a quella precedente. Mi alzo e faccio tutto ciò che c’è da fare, anche ciò che in Italia non avrei mai fatto o che avrei fatto con 1800 lamentele.

Sono io che mi piego all’Africa, glielo devo, è il nostro patto; non è uno sforzo e ne sono felice. E la notte, mi addormento sorridente, (cosparsa di Autan Tropical e totalmente assuefatta al Bio Kill) sdraiata sul mio letto a semibaldacchino (che ho sempre desiderato) e mi sento protetta sotto la mia zanzariera bianca.

Elena Demelas, Volontaria in Guinea Bissau con il Servizio Volontario Europeo

23Gen/140

La stramba logica che governa il mondo

Sabato 11 gennaio era il compleanno di Matteo, il nostro responsabile qui a Bissau. Abbiamo deciso di preparare un bel pranzetto, quindi siamo usciti di casa per andare al mercato e al porto per comprare un po’ di pesce. Ne abbiamo approfittato per vedere un po’ la città, che è piccola e sicura… tutto sommato è molto carina anche se sulle prime sembra tutto sgarrupato...
21Gen/140

Day Zero – Il lungo viaggio

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Sveglia ore 3.45 (di notte) dopo aver dormito quasi niente causa naso chiusissimo e ansia pre-partenza per un viaggio di un anno in un posto lontanissimo che probabilmente mi cambierà la vita, o forse no, ma io ci spero.
Faccio tutto in automatico, mi vesto, mi pettino, chiudo lo zaino, prendo un caffè notturno che dovrebbe svegliarmi ma di cui non avrei neanche bisogno, che va giù solo per abitudine e via, chiudo la porta di casa senza guardarmi indietro, senza salutare la mia stanza, la cucina e tutti gli angoli che negli ultimi mesi mi avevano vista lì come non accadeva da anni...

7Gen/140

Nuovo gruppo di volontari in Guinea Bissau, Benvenuti!

E per un progetto che si conclude ed un gruppo di volontari che torna a casa dopo un intenso anno di servizio, eccone un'altro che si apre dando la possibilità ad un nuovo gruppo di volontari di svolgere un anno di servizio presso il CIFAP di Bissau!

Un caldissimo benvenuto e in bocca al lupo ai nostri volontari Antonella, Elena, Nicolò e Carolina!

 

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