GIOVANE RESPONSABILITA’ SOCIALE
La responsabilità sociale è un argomento che nel mondo in cui viviamo oggi non si può trascurare; è uno dei doveri che ogni uomo o donna dovrebbe far suo, in qualunque campo lavori.
Ho avuto modo di presentare le attività del Centro Reffo presso il ROTARACT di Aguascalientes e mi sono resa conto che per certe cose non è mai troppo presto. Il ROTARACT è un club patrocinato dal Rotary International che riunisce i più giovani, le brillanti promesse del futuro di un paese, di una società. Qui ad Aguascalientes il gruppo è ben formato ed ha un potenziale promettente.
I ragazzi e le ragazze che vi fanno parte sono tutte persone impegnate nello studio e nel lavoro: chi si occupa di legge, chi di medicina, chi di ambiente, chi di amministrazione, chi di finanza… Tutti sono anelli di una catena di montaggio per il futuro e la crescita del loro paese. È sicuramente ammirevole da parte loro l’impegno nell’incontrarsi ogni mercoledì sera per conoscere tematiche differenti e dibatterne e ad attivarsi per organizzare raccolte fondi ed eventi in proposito. C’è da sottolineare, però, che stiamo parlando di giovani promesse appartenenti a famiglie con un certo livello di sicurezza economica e di istruzione che non è così facile avere in questo paese.
Nonostante si tratti di ragazzi e ragazze nati e vissuti ad Aguascalientes, di problematiche della zona est della loro città non avevano sentito parlare molto. Mentre mostravo loro alcune foto dei barrios (quartieri) come Salto de Ojocaliente, Solidaridad I, II, III, IV, Infonavit Morelos, Bajio de las Palmas, ho visto nei loro occhi stupore e ascoltato nelle loro parole incredulità. È qui che ho espresso loro un mio parere riguardo la loro crescita personale e professionale: non si può prescindere dai problemi che ci circondano.
Molto spesso si pensa che le questioni riguardanti povertà, istruzione, sanità, sicurezza appartengano solo a realtà diverse o lantane dalla nostra. In realtà non è così. Alla porta accanto ci può essere una persona o una famiglia in difficoltà e non si può far finta di niente o non accorgersi di tutto questo. Per fare qualcosa di grande bisogna iniziare dalle cose più piccole.
È così che il gruppo del ROTARACT si è attivato per far avere una donazione all’apoyo escolar del Centro Reffo A.C. e si è impegnato a ricevere due dei nostri progetti, uno riguardante le attività didattiche e l’altro attinente il programma di despensas. Grazie ai ragazzi e alle ragazze del ROTARACT di Aguascalientes. Insieme “facciamo il bene e lo facciamo bene”.
Viviana Turco, Volontaria in Servizio Civile in Messico
DE “LA RES PUBLICA” DI AGUASCALIENTES
Ho avuto l’opportunità di partecipare a quello che qui ad Aguascalientes è “l’evento dell’anno”, cioè il Primer Informe dell’Alcalde. Si tratta di una conferenza pubblica in cui il Presidente del Municipio (attualmente Juan Antonio Martin del Campo), insieme con tutti i regidores (sarebbero l’equivalente dei nostri assessori), informa la cittadinanza riguardo al primo anno di attività (l’attuale amministrazione è entrata nel 2013) svolte e risultati ottenuti con il loro lavoro. Si tratta di un evento importante a cui partecipano televisioni pubbliche e private, testate giornalistiche, istituzioni e personalità importanti a livello imprenditoriale.
La Pastorela
Con i ragazzi di secondaria del apoyo escolar de la Parrocchia di San José Obrero quest’anno abbiamo deciso di organizzare una Pastorela per la posada natalizia di fine anno.
La Pastorela non è solo la rappresentazione teatrale della nascita del Bambino Gesú, come siamo abituati noi in Italia con il Presepio vivente, è molto di più: è un misto tra teatro, fede e divertimento. Come genere teatrale fu creato e introdotto in Messico dai Missionari Francescani, il primo ordine religioso che arrivò nel Nuovo Mondo nel XVI secolo.
Un percorso ad ostacoli
Aveva ragione chi diceva che in un’esperienza come questa, dopo un po’ di tempo passa la voglia, l’istinto, l’impulso di scrivere e di raccontare..e penso di sapere perché.
All’inizio è tutto bello e tutto sorprendente, anche le cose più fastidiose o difficili a cui adattarsi risultano divertenti ed esotiche: si è presi da quella voglia di avventura, di scoprire e vivere tutto fino in fondo ed ogni cosa appare avvolta da un alone di magia. Col passare del tempo l’alone viene via ed al suo posto emergono la routine, l’abitudine che anche nelle situazioni più diverse e più difficili si impone nella vita di ogni giorno, la stanchezza e la riflessione. Soprattutto, viene fuori la coscienza delle cose che non vanno e di come spesso non si faccia abbastanza per cercare di migliorarle, o di come non lo si faccia nel modo giusto. Un anno è lungo e succedono tante cose che non vorresti e che la lontananza accentua facendoti sentire impotente e a tratti egoista, per aver fatto una scelta che ti tiene a migliaia di chilometri dalle persone che ti hanno dato tutto.
Poi, un viaggio nel viaggio, superando il confine verso Nord, guardando dal finestrino paesaggi che pochi mesi prima erano secchi, diventati una distesa d’acqua ricoperta da fitti fili d’erba e contornata da palme ed enormi alberi; o passare con una barchetta dentro un canale che va verso il mare, tra fitte mangrovie e aironi e stormi di uccelli; o andare su un’isola che è un minuscolo cerchio di terra in mezzo al mare, con una spiaggia bianca e un’amaca all’ombra degli alberi; o su un’altra isola assistere di notte all’arrivo dall’acqua di enormi tartarughe che scavano sulla sabbia una buca dove deporre le uova e vedere poi uscire tante piccole creaturine che a decine corrono appena nate verso il mare…
Perche’ TODOS SOMOS AYOTZINAPA!
“¿¿Porque, porque, porque nos asesinan si somos la esperanza de America Latina??”
Da ormai due mesi vado a dormire con questo ritornello che mi gira nella testa: “Perché, Perché, perché ci assassinano se siamo la speranza dell’America Latina???”. E’ il grido disperato degli studenti Messicani, e di tutta la società civile, indignata per gli ultimi inquietanti fatti avvenuti qui in Messico.
Assassinare studenti, far scomparire migliaia di persone “scomode”, mettere a tacere la protesta con la violenza e la paura.. una macabra abitudine dei Governi in questa parte del mondo, una consuetudine che la popolazione sembra non essere più disposta ad accettare..
Ma cominciamo con la cronaca dei fatti.
Messico, Ayotzinapa: la responsabilita’ e’ dello Stato.
“Fue el Estado!” Ripetono i manifestanti, i collettivi, le organizzazioni, “Fue el Estado!” è il grido che accomuna tutte le persone che il 20 novembre, sono scese ancora in piazza per manifestare l’indignazione, la rabbia, per chiedere giustizia ad uno Stato che non solo non difende i propri cittadini e cittadine ma che usa sistematicamente la violenza contro di essi.
Il 26 settembre scorso un gruppo di ragazzi provenienti dalla scuola Normal Rural “Raul Isidro Burgos” di Ayotzinapa, Stato di Guerrero, sono stati fatti sparire mentre raccoglievano fondi per partecipare alla manifestazione del 2 di ottobre a Città del Messico. In un confronto diretto con la polizia locale sei di loro sono morti (alcuni dei corpi sono stati ritrovati con brutali segni di tortura), diciassette sono stati feriti e quarantatre sono scomparsi...
Festeggiando il “Dia de la Raza”…..
Ad un mese dai festeggiamenti per il “Dia de la Raza” mi sorgono spontanee alcune considerazioni che proveró qui a spiegare...
Un nuovo inizio!
Tutte le strade del Mondo si sono popolate, in questo periodo, di bambini pronti ed emozionati per il loro primo giorno di scuola.
Purtroppo nella realtà in cui sto vivendo non tutti sono cosi fortunati, ci sono bambini che non possono andare a scuola o che si ritrovano in una lista d' attesa da ormai troppo tempo aspettando che il loro banco si liberi per riprovare anche loro l' emozione di rindossare l' uniforme, (gonna rossa e maglia bianca per le bambine, pantaloni rossi e maglia bianca per i bambini)...
Una giornata da clown!
Il metodo migliore per pubblicizzare il centro educativo di cui faccio parte è sicuramente quello di fare volantinaggio, aggiornare costantemente i social network ed appendere cartelloni nelle via principali del quartiere, ma a noi volontarie le cose prive di fantasia non ci piacciono così abbiamo deciso di vestirci da clown e di percorrere il rione.
Abbiamo tappezzato le auto di tutte le volontarie con palloncini colorati, cartelloni e fiori di carte che avevamo preparato nei giorni precedenti. Ci fermavamo a parlare con la gente spiegando le attività che svolgiamo quotidianamente al centro e i benefici di cui potrebbero godere inserendo i loro figli in un servizio sicuro dove posso apprendere nuove cose divertendosi...
Daniela, una storia come tante…
Daniela, 16 anni, a fine agosto avrà il suo primo bimbo, probabilmente una bimba.
Maria del Refugio, 35 anni, una mamma distrutta dal dolore.
Oggi il nostro progetto di “Adopciones a distancia” ci ha portate in questa casetta nella periferia dell’estremo oriente della città, dove vive Miguel, un bimbo di 8 anni, che dovrà scrivere la letterina di Natale al suo padrino in Italia. In pieno luglio. La signora ci fa entrare, la mia compagna di lavoro la conosce ormai da anni, le chiediamo come va, come stanno i suoi figli; poi, le chiede della figlia più grande, Daniela.
“¿Daniela? No, ¡pues ya está panzona! ¿Tú crees? Se fue con un chamaco. Se la robó en diciembre. ¿Tú crees? Está loca, estos chicos estan locos. Y ya...Ya no vive con nosotros”...