Cronaca di una missione a Bafata’
Sono le 6:45 di mattina e sono già fuori casa. Il cielo è ancora rossastro per il sorgere del sole, in giro c'è poca gente e il caldo già si fa sentire. Il silenzio che regna sovrano in queste prime ore della giornata è interrotto solo dall'avvicinarsi della macchina che mi porterà in visita al carcere di Bafatá...
Sbirciando negli altri progetti: Santo Domingo de Tsáchilas
Eccomi che, insieme a tutti i volontari SVE presenti quest’anno in Ecuador con ENGIM, aiuto ad imbandire tavolate elegantemente addobbate nella sala dell’Hotel Genova di Santo Domingo de Tsáchilas, per la consueta cena di gala organizzata da Padre Sereno.
Cena molto importante ed utile per raccogliere nuovi fondi al fine di sostenere il progetto “Soñando por el Cambio”, ma soprattutto per ringraziare i molti benefattori che generosamente lo sostengono e grazie ai quali molti passi in avanti sono stati raggiunti. Il progetto nasce dalla necessità di potenziare e migliorare il recupero dei bambini di strada attraverso lo sport, la formazione e la preparazione al lavoro...
Siamo proprio tutti, Luisa, Miriam, Riccardo e Mattia dei progetti di Quito; Luna, Sergio, Letizia e Grazia del progetto di Santo Domingo; Paolo ed io del progetto di Tena. Tutti insieme in allegria lucidiamo i bicchieri e l’argenteria, sistemiamo le tovaglie ed i tovaglioli, intrecciamo lunghi fiocchi di raso per le sedie. La sala è ormai pronta. Possiamo riposarci un secondo e andare a vedere il progetto in cui i nostri compagni lavorano. Arriviamo e con mio grande stupore è una struttura veramente molto bella con due campi da basket, due serre tenute in maniera impeccabile, bellissime aule e una cucina enorme. E’ qui che conosciamo Davide lo chef del centro che sarà pure lo chef che dirigerà questa sera la banda Sve. Si definiscono i ruoli: alcuni volontari si occuperanno di servire in sala ed altri aiuteranno in cucina. Io per fortuna sarò in cucina. Mi avevano inizialmente proposto di servire ai tavoli ma già mi vedevo capitombolare e fare voli ad angelo su qualche tavolata combinando pasticci. Meglio in cucina che nessuno ti vede, pensavo!
Ecco che si inizia, mi sento come Rémy, il topolino del film Ratatouille, con tanto di Auguste Gusteau che mi dice all’orecchio “Chiunque può cucinare”. A dire il vero il piccolo ratto sicuramente cucina meglio di me, io sono solo una buona forchetta. Per fortuna è tutto già pronto ed io dovrò solo aiutare Davide, lo Chef, ad impiattare. Mamma mia qui finisce male!
Iniziano ad arrivare i duecento invitati, c’è il discorso di benvenuto fatto dal padre Sereno che illustra le novità che si sono raggiunte durante quest’anno al progetto: nuovi laboratori, aule, attrezzature e la nuova serra. Noi volontari SVE siamo invitati sul palco per salutare e presentare i vari progetti. Poi iniziano le danze…ma in cucina!
C’è un gran fermento, pentole calde che borbottano, creme e salse odorano l’ambiente, c’è anche una briciola di tensione che non guasta. Paolo e Matteo, il nostro mentore, seguono le indicazioni di Davide che dirige tutti con destrezza. Come primo piatto “l’entrada” la proposta è una zuppa di cavolfiore con salsa di peperone, gamberetti e vongole in sugo. Iniziamo a prendere un buon ritmo sembriamo tante formichine indaffarate ognuna con il suo compito. Sembra come se tutti iniziassimo a prenderci proprio gusto, dalla sala si ordina “ due da portare via” e si impiatta anche per che preferisce il takeaway. S’inizia il secondo “el plato fuerte”: cannelloni al ragù, carne stufata al vino e verdurine. Mamma mia che fame!
Ed è qui che sembriamo veramente un ingranaggio d’orologio, impeccabili. Forse è la grande passione e las buenas vibras che ci accompagnano sempre, anche in quest’avventura culinaria. Arrivato il momento del dolce ci si rilassa un pochino e serviamo una torta bagnata al rum e miele con frutta candita e crema di ricotta.
Tutti allegri ci si abbraccia, ci si ringrazia…è stato veramente un bel momento. Grazie alla nostra passione e alla bravura di Davide abbiamo fatto un buon lavoro.
Bene ed ora tutti a….ballare!!
Dayana Cucé, Volontaria in Ecuador con il Servizio Volontario Europeo
Dime que puedo hacer por este hijo!
Quando il colore del cielo diventa una costante e piacevole compagnia, quando il sole che ti penetra diventa solo un fastidio, quando la polvere che ti sale ovunque inizia a diventare un misto tra abitudine ed odio..li tutto inizia, li non sei più un osservatore ma inizi a capire chi vorresti essere, cosa vorresti fare e perché...
ep. 3 – La Grammatica, l’Utopia, la Cooperazione
Quello della cooperazione è certamente un mondo complesso, fatto di sorrisi, delusioni e soprattutto attese. Ingrediente basilare non può però non essere un pizzico di sogno e, pensando ai celebri versi di Galeano, di “Utopia”...
Se l’italiano ammette l’uso transitivo di ‘sognare’ e dunque si può dire “ti ho sognato” oppure “ho sognato un mondo migliore”, non così lo spagnolo che ne ammette il solo uso intransitivo.
Certo, la lingua è lo strumento comunicativo principale con cui ci relazioniamo con il mondo circostante. Uno strumento limitato, con cui spesso ci si limita a sfiorare l’oggetto o solo ad avvicinarlo per contrasti o approssimazione. Eppure, in questo caso, la lingua spagnola ci indica la strada: ‘soñé contigo’, ‘soñé con un mundo mejor…‘.
Non importa dunque cosa o chi si sogna, ma con chi. Mi sembra una buona definizione di “corretta” cooperazione: il sogno si condivide ed insieme si costruisce il cammino.
Lei è all’orizzonte.
Mi avvicino di due passi,
lei si allontana di due passi.
Cammino per dieci passi e
l’orizzonte si sposta
dieci passi più in là.
Per quanto io cammini,
non la raggiungerò mai.
A cosa serve l’utopia?
Serve proprio a questo: a camminare.
(E. H. Galeano)
Infinite ed impercettibili differenze: breve storia di un mercenario volontario.
Spesso basta un solo istante, un solo brevissimo momento per realizzare realmente il senso di tutto ciò che ti sei sforzato di capire per molto tempo. É in quel fugace attimo che si provano i sentimenti che rimarranno legati al ricordo, scolpiti tra le pieghe del tempo e che verranno rievocati ogni volta che quel ricordo tornerà a galla. Negli ultimi mesi ne ho vissuti parecchi di questi momenti.
Quando ho alzato lo sguardo e ho capito che stavo davvero facendo il colloquio per lo SVE alla sede dell’Engim di Roma: ansia ed entusiasmo...