Volontari
27Nov/130

Cronaca di una missione a Bafata’

Sono le 6:45 di mattina e sono già fuori casa. Il cielo è ancora rossastro per il sorgere del sole, in giro c'è poca gente e il caldo già si fa sentire. Il silenzio che regna sovrano in queste prime ore della giornata è interrotto solo dall'avvicinarsi della macchina che mi porterà in visita al carcere di Bafatá...

Ricordo la prima volta che sono andata in un carcere (proprio qui in Guinea-Bissau): ero agitata e imbarazzata, attenta a non gettare sguardi troppo curiosi, a far sì che la mia presenza passasse quasi inosservata: un'impresa impossibile essendo l'unica donna bianca. Ora sono più tranquilla, il direttore, le guardie e alcuni carcerati mi conoscono...insomma do meno nell'occhio o, per lo meno, credo.

Ma perché nelle carceri e perché io?

Presto detto: l’Unione Europea finanzia un progetto in materia di reinserimento sociale dei carcerati e tutela dei diritti umani nelleprigioni e nei centri di detenzione della Guinea-Bissau realizzato da un consorzio di ong locali e internazionali, che ha come capofila la ong Mani Tese, di cui ENGIM fa parte.

ENGIM infatti è responsabile del corso di formazione professionale in saldatura per i detenuti, un'attività innovativa e che per la prima volta viene portata avanti in Guinea-Bissau ed io affianco Matteo, il mio capo e responsabile dei progetti ENGIM qui, nell'organizzazione di questo corso. 

Salgo in macchina e inizia il tour per andare e prendere i tecnici impegnati in questa missione: tutti i giovedì Mani Tese organizza una visita nel carcere di Bafatá e Mansoa a cui spesso anche ENGIM partecipa, come in questo caso.

La mia visita ha infatti come scopo il controllo dell'officina di saldatura e affinare gli ultimi dettagli della lista degli acquisti dei materiali per il corso di formazione che dovrà partire a breve.

Ora ci siamo, siamo tutti a bordo: si parte. Durate il tragitto tra palme, risaie e distese di verde, ci si ferma solo qua e là per comprare al volo qualcosa da sgranocchiare in viaggio: arachidi, patate cotte, sorbete (succhi naturali in buste di plastica trasparenti) che donne e bambini vendono in strada e ti passano direttamente dal finestrino, un take away on the road.

Il cielo è coperto, siamo sul finire della stagione delle piogge, e a intervalli alterni veniamo investiti da acquazzoni estemporanei, meno male: Bafatá è il luogo più caldo (!) nonché il centro della Guinea-Bissau.

Il laboratorio all'interno del carcere

Arriviamo e siamo accolti dal direttore del carcere e dalle guardie, uno scambio di mantenha (saluti) e poi ognuno alle sue attività.

Il clima a Bafatá è disteso, sembra quasi di non essere in un carcere: si ride e scherza, i detenuti trascorrono molto tempo fuori dalle loro celle, ci sono corsi di alfabetizzazione e di educazione civica...un'impressione che si ribalta completamente al vedere le loro celle: piccoli corridoi con letti a castello sui due lati e una latrina al fondo della piccola cella con una tendina come porta e una piccola finestra come fonte di luce e aria...

Mentre lo psicologo inizia con le sue sedute ai detenuti e il coordinatore del reinserimento sociale si riunisce con i tecnici di alfabetizzazione, io e il formatore di saldatura ci dirigiamo nell'officina, costruita ad hoc per il corso

Foto Bafata

I ragazzi al lavoro

a lato della prigione.

Lì parliamo del corso e della sua organizzazione,verifichiamo dettagli dei materiali e dei macchinari da acquistare e pensiamo a come disporre tutto nell'officina. Questa sarà la volta buona, me lo sento... tutte le volte sembra che si arrivi alla versione definitiva, che però non lo è mai veramente...ma stavolta sembra che ci siamo!

Il tempo vola, la fame e il caldo si fanno sentire...e finalmente si va verso il ristoro: riso, carne, uovo, cetrioli e una coca-cola al volo e poi verso la prossima meta: il carcere di Mansoa, l'altro centro di detenzione dove il progetto UE interviene.

Qui ci si divide: lo psicologo si dedica alle sedute in carcere, mentre il coordinatore del reinserimento sociale ed io non entriamo ma ci dirigiamo in ospedale. Qui infatti lavora il medico che si occupa delle visite in carcere da cui dobbiamo recuperare la relazione mensile sulle visite effettuate, ma niente: da ieri niente luce a Mansoa indi niente stampa, sarà per la prossima settimana.

E anche la missione di oggi è andata; stanchi ma soddisfatti ripartiamo per Bissau...fino a giungere finalmente a casa, per oggi può bastare: doccia, cena e a letto!

Arianna Bizzoni, Volontaria in Guinea Bissau con il Servizio Volontario Europeo

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