La Virgen Morena
Ogni 12 dicembre, in Messico, viene celebrata la Virgen Morena, una festività che si basa sulla leggenda del manoscritto, secondo il quale, nel 1531 fece un’apparizione di fronte all’indio Juan Diego nel cerro del Tepeyac.
In questo incontro così improbabile e creduto da milioni di cattolici messicani, la Vergine chiede a Juan Diego di andare dal frate Juan de Zumarraga per costruire un tempio in quel luogo. Inizialmente il frate non crede alle sue parole, ma di ritorno a un secondo incontro divino, la vergine lo invita a cogliere rose e riporle nella tilma: quando Juan Diego le consegna al frate, l’immagine della Virgen de Guadalupe appare miracolosamente stampata tra i suoi abiti: ha resistito 500 anni, ora stampata nell'immaginario collettivo messicano. L’immagine santificata si trova attualmente nella Basilica de Guadalupe come prova del miracolo. Una storia che ogni messicano conosce fin dall'infanzia.
“Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior..”
“Adios maestra, nos vemos en septiembre!”
2 giugno 2018, tutto pronto per il Festival de Clausura del centro. I bambini emozionati, i maestri ancor di più. La scenografia racconta dell’anno passato insieme, la carta colorata, i tavoli, la musica. Tutto prende forma con l’aiuto della maestra Gabi (salon de di manualidades).
Alle 15.00 inizia lo spettacolo, ci sono poche mamme, purtroppo, e i bambini si accorgono di questo, sempre. Noi dietro le quinte li tranquillizziamo dicendo di dare il meglio di loro. Danza, recitazione e per concludere “Cielito lindo ”suonata con la chitarra.
Ero così felice, Jonathan l’ha suonata solo, senza guardare i miei accordi, guardando dritto negli occhi il piccolo pubblico. RE SOL LA RE SOL LA RE. Bravissimo. Abbiamo iniziato il salon de musica in 12 e allo spettacolo siamo arrivati in 3. Ma va bene cosí.
Il festival è stato il momento dei saluti, dei risultati, delle sconfitte, dei sorrisi, dei ringraziamenti. Ci vediamo a settembre con l’inizio del nuovo anno.
La bellezza di un semplice incontro
Ci sono appuntamenti e appuntamenti, ad ognuno la sua importanza.
Un gruppo di bambini che incontra un gruppo di anziani è un incontro di vita. La visita dei bambini del centro educativo “Leonardo Murialdo”, di Hermosillo, alla casa di riposo “Mezon Don Bosco” è stata un'iniziativa di condivisione e solidarietà.
Consegnata la raccolta di alimenti per la struttura e le belle farfalle colorate costruite per gli anziani, i bambini avevano già colonizzato stanze e cortili. Spontaneamente auto-organizzati quei piccoli uomini erano divisi in gruppetti a fare domande e ascoltare le storie dei signori. Incuriositi e interessati correvano a chiamarmi “Maestra, maestra, vieni devi conoscere el abuelo Jesus”, un altro “maestra vieni ad ascoltare Martin, è stato in guerra per il nostro Messico”.
C'è magia in quest'incontro, quei ninos sempre così scalmanati oggi così intenti ad ascoltare. Si sentono responsabili nel regalare sorrisi, attenzioni e compagnia per un giorno.
Ahorita llego!
Marzo e la primavera, più che altro l’estate.
Il caldo non da tregua, alcune volte “llega el fruente frio” dicono, parliamo di una ventina di gradi. Temperature a parte questo mese mi ha fatto un regalo bellissimo. Non è quantificabile, non è spiegabile a parole, non so se posso disegnarlo.
Sono quattro mesi che vivo in Messico, un terzo del tempo che passerò qui, 121 giorni di emozioni grandi, violente, inaspettate, dure alcune volte. Ho voglia di tirare le somme e raccontarmi un po’, giusto per raccogliere le idee.
Sono Arianna, ho 24 anni e vivo in America, nel cuore del deserto di Sonora, città di Hermosillo.
Qui mi innamoro della vita all'incirca 24 volte al giorno, sì, tante quante sono le ore di un giorno. Perché qui ogni ora succede qualcosa di inaspettato e imprevedibile: la vicina di casa che ti prepara un panino quando torni, stanca, dalla giornata di lavoro, i bambini che ti regalano un fiore alle tre del pomeriggio e te lo richiedono indietro alle quattro “perché è troppo bello maestra, devo portarlo a mia nonna”, Padre Livio che ormai non parla più italiano ma alcune volte usa parole in dialetto piemontese, Martin, il signore delle tortillas che ogni mattina ti chiede come stai, se hai mangiato, se vuoi una tortilla de harina o de mais, ma si risponde da solo, “porque claro, a ti gusta de harina, güera” (aggettivo che qui usano per le persone con la pelle chiara).
La bellezza, linguaggio universale.
Talvolta, da dei fatti insignificanti o apparentemente privi di grande profondita’, nascono dei pensieri che sorprendono.
Non avendo grandi competenze musicali o sportive, o almeno non abbastanza da insegnarle nei mini corsi che teniamo presso il centro Murialdo ai ragazzi del quartiere La Ladrilleras, ho pensato di tenere occupati e divertire i bambini e ragazzi con qualche attivita’ manuale: lavoretti, semplici opere artistiche e cosi’ via.
Ho deciso di finalizzare tutti questi lavoretti alle aule del centro. Sin dai primi giorni, mi aveva colpito quanto fossero spoglie e tristi: qualche foglio in bianco e nero penzolante dalla parete, scritte con numerose lettere mancanti, in generale grigiore e trascuratezza. Sicuramente non mi aspettavo pavimenti lucidi e marmi, ma ho pensato: “Io, in un posto cosi, verrei volentieri a lavorare?”
Hermosillo, prime impressioni: contraddizioni ed accoglienza nella prima settimana di servizio civile
Sulle prime impressioni solitamente esiste un dibattito.
Qualcuno dice che la valutazione basata sui primi approcci sia quasi sempre sbagliata e superficiale; qualcun altro invece sostiene fermamente che le impressioni iniziali contengono sempre preziose verità.
Qualunque sia la versione giusta, le mie sensazioni all’arrivo ad Hermosillo, ardente citta nel deserto del Sonora, Messico, distante appena un paio d’ore dal confine con gli Stati Uniti – di cui si avverte la presenza incombente, sia nel negativo e sia nel positivo – sono state piuttosto forti, sin dal primo giorno.
Un’esperienza che ti cambia la vita!
Dopo un mese dal mio rientro, non mi sembra ancora possibile pensare che quest’anno di servizio civile sia terminato, nella mia mente voglio credere di essermi presa una piccola pausa per poi ripartire …
verso quella terra ardente che mi ha lasciato i segni sulla pelle,
verso quelle persone cosi forti che superano qualsiasi difficoltà senza lamentarsi ma con l’arma più forte il sorriso,
verso quei bambini che portano sul corpo ferite di storie familiari cosi difficili che spesso solo a ripensarci gli occhi mi si riempiono di lacrime, ma loro a dieci anni raccontano queste cose come se fosse normale e con una forza davvero ammirabile, sono bambini cresciuti troppo in fretta spesso lasciati soli a superare tutti gli ostacoli della vita, ma loro non hanno il tempo di piangersi addosso perché devono lottare contro ogni pericolo che la vita gli pone davanti,
Ad un anno dall’inizio, a pochi giorni dalla fine….
La mia esperienza in Messico è cominciata il giorno dopo essermi laureato alla Specialistica qui a Torino, la valigia era pronta già da qualche giorno e la voglia di partire c’era!
È passato un anno, un anno pieno di emozioni, di esperienze e di sorprese. È passato in fretta, troppo.
Festeggiando il “Dia de la Raza”…..
Ad un mese dai festeggiamenti per il “Dia de la Raza” mi sorgono spontanee alcune considerazioni che proveró qui a spiegare...
Un nuovo inizio!
Tutte le strade del Mondo si sono popolate, in questo periodo, di bambini pronti ed emozionati per il loro primo giorno di scuola.
Purtroppo nella realtà in cui sto vivendo non tutti sono cosi fortunati, ci sono bambini che non possono andare a scuola o che si ritrovano in una lista d' attesa da ormai troppo tempo aspettando che il loro banco si liberi per riprovare anche loro l' emozione di rindossare l' uniforme, (gonna rossa e maglia bianca per le bambine, pantaloni rossi e maglia bianca per i bambini)...