PICCANTE CON GHIACCIO, POR FAVOR!
Hai mai pensato di poter esser drago?
Immagina di aver una fucina nello stomaco.
L'esofago incandescente conduce alla faringe.
Qui, grazie all'aria introdotta dalla bocca, nasce il fuoco.
Il miracolo Prometeico racchiuso nella tua gola.
Fiamme ardenti ed indemoniate, strangolano la lingua e si stagliano tra i denti in cerca di libertà.
Se ora ti avessi di fronte, caro nemico, mi basterebbe un soffio per carbonizzarti.
Ridurti a brace da calpestare.
Poi cenere da disperdere e dimenticare.
Ma, siccome non ho nemici, mi limiterò ad ordinare un altro tacos con salsa di Chile cerrano della Señora Rosario.
Si vergognano a mostrarsi interessati.
Curiosi.
Capaci.
Intelligenti.
Quando, per errore o distrazione, catturi il loro entusiasmo, improvvisamente si spaventano e come tartarughine grinzose si nascondono nei loro carapaci quasi inespugnabili.
Quasi.
Ed io vorrei solo poter cucire una cerniera lungo il loro petto.
Così: facile da aprire e da chiudere.
Per coprirsi o scoprirsi in piena libertà
Se hanno paura o sono timidi, possono semplicemente affacciarsi a guardare: Quante tasche ha un giorno se le si sa vedere!
Non potrebbero che innamorarsi di tanta arte tutt'intorno.
Di tanto genio.
Di tanta vita.
È la forbice e l'ago con cui liberarli da quella prigione.
È disciplina travestita da gioco.
Sembra "cazzonaggine" ed invece è scuola.
Proprio per questo stiamo cercando di fare più sport possibile. Di ogni tipo.
Anche se il calcio è calcio ed in esso vive una sorta di speranza sacra alla quale tutti sono devoti.
Queste non hanno mai visto la neve, immaginatevi il ghiaccio!
Ammetto che inizialmente hanno scatenato un po' di panico tra la gente normale e "ben vestita". Piccole e anarchiche figlie della jungla, con le facce macchiate di nero e le unghie piene di terra.
Sui loro capelli si potrebbe discorrere per ore, ma non è il momento.
Un brillante paio di pattini ai piedi ed un luccicante paio di occhi, pieno di parole d'avventura e stupore magico.
Entriamo in pista.
Pattiniamo.
Ridiamo.
Ci tiriamo la neve.
Ci sgridano.
Cadiamo.
Ci rialziamo.
Ogni caduta è fatta per rialzarsi.
Per andare oltre.
Per andare meglio.
Restiamo.
Ci risgridano.
Le bimbe si buttano a terra ed iniziano a baciare il ghiaccio.
Ci sgridano ancora.
Le trascino fuori per i piedi.
Lì, sulla panchina ci aspetta padre Giorgio che nel frattempo si è addormentato (abbiamo pattinato molto a lungo).
Le bimbe, con i baffi sporchi di neve, lo assaltano d'abbracci e iniziano a ripetere "Quando torniamo Padre? Quando?
Quando Padre?
Padre?".
Giulia Sargenti, Volontaria in Messico con il Servizio Civile
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