Hermosillo, prime impressioni: contraddizioni ed accoglienza nella prima settimana di servizio civile
Sulle prime impressioni solitamente esiste un dibattito.
Qualcuno dice che la valutazione basata sui primi approcci sia quasi sempre sbagliata e superficiale; qualcun altro invece sostiene fermamente che le impressioni iniziali contengono sempre preziose verità.
Qualunque sia la versione giusta, le mie sensazioni all’arrivo ad Hermosillo, ardente citta nel deserto del Sonora, Messico, distante appena un paio d’ore dal confine con gli Stati Uniti – di cui si avverte la presenza incombente, sia nel negativo e sia nel positivo – sono state piuttosto forti, sin dal primo giorno.
L’immaginario comune rispetto al Messico si concentra su stereotipi simpatici. Robusti uomini abbronzati con sombrero e sigaro in mano, comodamente seduti sonnecchianti al sole cocente. Donne dai capelli lunghi e neri impegnate a cucinare tapas di mais o farina, con qualche bambino grassoccio a fianco.
Esistono molti immagini simili, alcune tra l'altro perfettamente corrispondenti alla realtà, da quel poco che ho visto finora!
Ma di sicuro ciò che non si pensa immediatamente, magari indirizzando il pensiero ad altri stati e ad altri continenti, è che esistono ancora oggi quartieri e persone messicane molto, molto povere.
E’ stata la povertà ed il degrado della periferia di Hermosillo a farmi sentire smarrita e attonita, nel giorno del mio arrivo. In qualche modo, partendo per un servizio civile internazionale, sei del tutto cosciente che non stai andando a vivere e a operare in villaggi turistici o ridenti quartieri di graziose cittadine.
Ma se vai in Messico, nel tuo immaginario non ti aspetti di vedere case di lamiera, quartieri vagamente somiglianti a baraccopoli, grandi strade polverose piene di buche (che rendono ogni tuo viaggio in macchina una simpatica avventura sportiva!), bambini - spesso e volentieri nel centro in cui lavori – che mostrano evidenti segni di povertà, dalle magliette bucate alla sporcizia e all‘alimentazione terrificante ma assai economica composta da acqua zuccherata, dolci e decine di tipi diversi di patatine.
Ci sono tanti problemi qui: interi quartieri abusivi, senza elettricità e acqua, tanti disoccupati, tossicodipendenza e alcoldipendenza…..e famiglie degradate, ragazze madri, abusi sessuali, mancanza di servizi igienici, ma anche spesso sociali e sanitari.
Un altro aspetto che mi ha lasciata personalmente basita è stato il contrasto stridente con altri quartieri della città, distanti appena qualche chilometro, dove il tenore di vita è decisamente piú alto. Dove puoi entrare in negozi scintillanti di cellulari di ultima generazione, dove puoi mangiare in ristoranti moderni e lussuosi di casinó e hotel, dove puoi partecipare ad eventi culturali e mostre fotografiche con buffet di lusso inclusi (altro che patatine in sacchetto!). Tutte cose che io e Luca, il mio compañero de viaje, abbiamo avuto occasione di fare quasi per caso, e che mi hanno fatto sentire un po’ smarrita per il fatto di passare da un estremo all’altro, da tacchi dodici a piedi scalzi… la disuguaglianza di stili di vita e opportunità economiche, sociali e non solo, era ancora piú stridente se si considerava che esisteva e conviveva nella stessa identica città!
Quasi due mondi opposti….quanto comunicanti, ancora non so.
Tra tutti questi problemi io e Luca abbiamo per ora inciampato nella parte più visibile, più ‘’estetica’’. Le problematiche più intrinseche, più nascoste, probabilmente le scopriremo con il passare del tempo, parlando e vivendo con le maestre del Centro Murialdo, con i padri della congregazione, con i bambini stessi. Appena il nostro spagnolo si sarà un po’ stabilizzato, e avremo appreso gli innumerevoli slang locali e le pronunce hermosilliane, esploreremo anche questa parte.
Tutto ció verrá fatto peró con una certa discrezione: senza pensare di essere venuti qui per cambiare a tutti i costi situazioni e abitudini assai radicate nel territorio.
Spero inoltre che attraverso questo articolo non passi il messaggio o la sensazione che questa realtá sia assolutamente ingiusta o tremenda, o che altro. Perché sarebbe una grande falsitá: siamo stati accolti benissimo, e ci sono tanti aspetti della vita di periferia che personalmente mi hanno conquistata.
Ad esempio, il calore e la gentilezza della gente. Poco a poco il quartiere si sta abituando alla presenza de “los italianos”, sanno chi siamo e cosa facciamo, e non perdono occasione di darci una mano, per come possono. Abbiamo tante richieste da fare e ci stiamo rapidamente abituando alle esigenze del posto, ma per qualsiasi dubbio o anche piccola esigenza – dove prendere un autobus, dove poter acquistare un determinato alimento, e cosi via - troviamo sempre qualcuno disposto ad aiutarci, a consigliarci.
La periferia è un luogo dalle mille contraddizioni ma è anche un luogo dove la comunità e presente, dove i bambini giocano e circolano liberi per strada e si divertono un mondo, dove ci si conosce e ci si presenta ai nuovi ospiti o vicini di casa, se capita l’occasione.
Al centro Murialdo le signore, mamme, volontarie, insegnati, e i padri stessi ci accolgono sempre con un sorriso. Sembra che la nostra presenza qui sia piuttosto apprezzata, perché hanno bisogno di una mano, da un punto di vista molto pratico. Piú di una volta siamo stati ringraziati per essere venuti qui dall’Italia, ed in qualche modo veniamo viziati per la decisione che abbiamo preso di venire qui – riceviamo qualche invito a pranzo e cena, lezioni gratis sulla cultura locale, pazienza infinita nel cercare di comunicare, dolci, accompagnamenti in macchina, e cosi via.
Ora stiamo a vedere cosa succede. Abbiamo davanti un anno, chissá cosa di queste prime impressioni verrá confermato, e cosa sará invece corretto, esplorato piú a fondo o del tutto contrastato.
Vamos a ver!
Anna Tornaghi, Volontaria con il Servizio Civile in Messico
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