Emozioni altalenanti
Mi sono messa in fila, ho atteso il mio turno e ho sperato di riuscire a salire prima che fosse troppo tardi.
09 febbraio 2022, ore 13:11:58 arriva una mail con oggetto: Ricevuta della domanda di partecipazione al Servizio Civile Universale.
Tirai un sospiro di sollievo, la scadenza del bando era programmata per il 10 febbraio 2022.
È fatta, ho scelto il progetto del CACAIS nella cittadina di Ibotirama, nel pieno cuore della Bahia. Adesso si tratta solo di attendere, mi dico. Il bando viene nuovamente prorogato di un mese, aspettiamo le selezioni delle candidature, il mio nome è in lista. Bene, penso, manca poco. Il colloquio di selezione sostenuto a distanza, mi trovavo a Gerusalemme, ricordo gli intoppi di non possedere una linea fissa, il sole che surriscalda il tablet che si disconnette, i miei colleghi e i clienti dell’ostello che mi passano davanti guardandomi con curiosità e che in silenzio fanno il tifo per me e la preoccupazione di non essere selezionata, ma il cuore pieno di fede ed emozione.
Ci dicono di aspettare una mail contenente i nomi dei giovani scelti, ma non arriva, io mi dimentico di guardare le graduatorie e perdo le speranze. Non importa, mi dico, ci riproverò. Rientro in Italia e dopo circa due mesi da quel colloquio mi arriva una mail con la convocazione per la prima riunione dei civilisti in partenza, ricordo solo confusione e smarrimento. Scopro così di aver passato le selezioni e che, a seguito della formazione, saremo pronti per partire. Il cuore mi si riempie di gratitudine e la mia testa già sta viaggiando per quella cittadina dove ci sono solo due stagioni come dicono i suoi abitanti, l’estate e l’inferno.
Ci metterò ancora un po’ prima di riuscire ad andare sull’altalena, devo aspettare che qualcuno mi dia il consenso per salirci.
Miradouro da Senhora do Monte, Lisbona - giugno 2022: mi arriva la lunga lista dei documenti necessari per la richiesta del visto.
Ero agitata, ricordo che avevo paura di non riuscire a reperire per tempo i certificati richiesti, soprattutto perchè ero in Portogallo. Iniziai così a muovermi per prenotare gli appuntamenti presso il Tribunale, la Procura e l’anagrafe e successivamente un periodo di preghiere, la fretta messa a tutti i funzionari pubblici, gli ostacoli e la mancanza di un ritorno dal Consolato Brasiliano di Milano. Ma, mai come in quel momento, mi sono sentita accompagnata da un team di professioniste e spalle amiche: la responsabile del progetto e le ragazze dell’ente di invio, sono state un aiuto prezioso e determinante per quanto riguarda la produzione dei documenti e la risposta affermativa da parte del Consolato brasiliano con sede a Roma per il riconoscimento del visto.
Da quando abbiamo iniziato le pratiche per il visto ci siamo visti slittare il volo e, di conseguenza, l’inizio della nostra esperienza in Brasile, sei volte, dalla partenza prevista per il 24 luglio siamo riusciti ad imbarcarci il 31 ottobre 2022.
Spesso il sentimento di frustrazione prevaleva su quello di speranza, mi sembrava quasi che non sarei riuscita a partire, nei mesi non avevo mai pensato di desistere, ma temevo semplicemente di perdere l'occasione guadagnata.
Ho comunque avuto l'opportunità di non essere totalmente tagliata fuori dal servizio civile o di rimanere sola in attesa del visto, infatti la grande fortuna di quei mesi è stata la presenza di una delle sedi dell’ente di invio nella mia città, Torino. Settembre e ottobre sono stati per me mesi di apprendimento e di confronto con persone che nell'ambito della cooperazione internazionale ne sanno più di me. Grazie a loro ho vissuto quello che c'è dietro al servizio civile, la stesura dei progetti e l'attesa dell'approvazione, il supporto ai civilisti e le corse per i documenti. Sono stata coinvolta anche in due iniziative umanamente arricchenti, un progetto di educazione alla Cittadinanza Attiva con alcuni bambini e adolescenti della cittadina di Carmagnola e ho partecipato agli incontri del Festival delle Migrazioni.
Ci siamo, è il mio turno, sto finalmente salendo sull'altalena.
Era il 31 ottobre 2022 quando siamo riusciti a salire sull’aereo, quasi non riuscivo a credere che ormai c’erano poche ore a dividermi da quello che ora è il mio amato Brasile.
Una gioia che tutt'oggi fa vibrare il mio corpo e che mi dà la carica di essere presente e devota a tutte le attività che svolgiamo nel centro.
Da quando abbiamo iniziato a prestare servizio civile in loco, ho sempre cercato di dare il meglio di me, di trasmettere il profondo amore che da anni mi spinge a lavorare con i bambini e gli adolescenti, di affinare l'udito a dispetto della conversa, di essere aperta ai cambiamenti che inevitabilmente quest'avventura porta e di accettarli di buon grado e di approfittare di ogni occasione sorta perché consapevole che il tempo vola e che voglio imparare quanto più possibile.
Ho iniziato dalla lingua, il portoghese della Bahia, che a detta dei brasiliani è uno dei più difficili a causa della rapidità con cui i bahiani lo parlano, ma che se appreso, ti porterà a comprendere qualsiasi altro accento dello Stato federale.
Il secondo insegnamento è stato quello dell’arte della capoeira, una tradizione fortemente sentita qui in Bahia e che ancora oggi è vittima di numerosi preconcetti e difficoltà di riconoscimento in quanto arte e non mera disciplina di difesa personale.
Non ci credo, sono appena salita e già c'è la fila. So di non poterci stare a lungo, ma finché sono seduta su questa altalena voglio dondolare con forza e coraggio, vedere i miei piedi che sembrano coprire il sole ed entrare nella chioma dell'albero per tanto che sono in alto.
Nei mesi ho cercato di ampliare le mie conoscenze, mi sono messa in gioco in modi che non mi sarei immaginata, ma che mi hanno portato a scoprire qualcosa di me che non sapevo e che ho deciso di approfondire.
Quando ero più piccola, mi sentivo spesso ripetere che l’arte non faceva per me e che era meglio occuparmi di altre attività, ma mi sono resa conto dell’enorme capacità creativa che possiedo e quindi mi sono più volte dedicata ad impegnarmi in laboratori di artigianato, di teatro e di musica.
Ho disegnato, creato delle grafiche online e realizzato tanti progetti con i bambini del centro per celebrare le numerose ricorrenze, ma anche per dare vita a delle nostre routine.
In un’altra occasione, nel giro di due giorni ho dovuto apprendere uno sketch di teatro dove impersonificavo Gesù per lo spettacolo annuale di Pasqua. La buona riuscita della presentazione e le emozioni vissute durante le prove, hanno risvegliato qualcosa in me che per anni avevo messo da parte e che, data l’offerta della Secretária de Educação di Ibotirama, ho deciso di coltivare partecipando a un corso di teatro.
Inoltre, la roda di Capoeira con i suoi canti e la coinvolgente musica prodotta dal berimbau, dal pandeiro e dall’agogô, mi ha riavvicinata alla musica e con i preziosi insegnamenti dei miei professori mi sono impegnata a riconoscere le varie musicalità e ad apprendere per imitazione così da poter essere parte attiva nella voce di quest’arte centenaria.
Non contenta, mi sono iscritta anche ad un corso di chitarra. Questo perché la cittadina di Ibotirama ogni anno in agosto richiama migliaia di turisti che, attratti dall'annuale Festival di musica e poesia, vengono a conoscere la capitale del cielo, terra dei fiori bagnata dall’acqua del fiumo Velho Chico e su cui ogni sera scende un rossissimo sole che regala emozionanti tramonti a tutti quelli che passano da qui.
Manca poco, sento che sto per scendere, non sono sicura di essere pronta, sento che ci sarei rimasta un po’ di più dopo tutta la fila che ho fatto, ma si sa: l’attesa sembra sempre così lunga rispetto a quello che poi viene dopo. Inevitabilmente il ricordo va a quando ero bambina, gli interminabili viaggi in macchina per arrivare a Napoli, le rapidissime settimane di ferie, e di nuovo il viaggio di ritorno e quella classica domanda che ti frulla nella testa: com’è possibile che sono di nuovo in macchina? Avevo quattordici giorni per stare con la mia famiglia e gli amici eppure mi sembra ieri che stavo viaggiando per il sud.
Quindi sì, ammetto che mi piacerebbe dondolare ancora un po’, ma tutto sommato scendo leggera, felice di lasciare il posto per qualcun altro che si divertirà e avrà modo di vivere quelle intense e altalenanti emozioni tipiche di quando sei in alto e senti il sole scaldarti un po’ più da vicino e un attimo dopo il fresco vento che ti accarezza la schiena mentre dondoli controvento.
Perché dopo tutto, scegliere di fare il servizio civile è non solo un’opportunità, ma anche una scelta di coraggio, già dall’inizio sei consapevole dei cambiamenti che vivrai in prima persona e che, in piccola parte, porterai. Entrerai a far parte della vita di molte persone e in cambio loro faranno parte della tua, saranno testimoni delle tue azioni e della tua profonda crescita personale e professionale. Spesso ti sentirai un piccolo pesce che nuota controcorrente, ma sarei consapevole che in realtà il mare è pieno di pesci che stanno facendo la loro parte, e te ne renderai conto ogni volta che i beneficiari o i tuoi colleghi locali ti dedicheranno un sorriso e parole gentili, quando nei momenti più difficili ti staranno vicini e ti mostreranno l’importanza del tuo lavoro che, è vero non cambierà le cose, ma aggiungerà dei tasselli per quelli che dopo di te percorreranno le medesime rotte.
E si, scendo da quest’altalena a cui un po’ mi sono affezionata e con un grande sorriso ti invito a salirci e a farti trasportare da lei.
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