La mia festa della quinceañera
Arrivata a questo punto, dopo sette intensi mesi di trasferta messicana, le emozioni si fanno di ora in ora più intense e contrastanti. Da una lato il profumo di casa inizia a farsi sentire nell’aria, dall’altro iniziano le feste di addio e l’idea di ripartire si accompagna ad un filo di tristezza...
Los Fariseos de Hermosillo
“… Straccioni che senza vergogna portaste il cilicio o la gogna
andarvene non fu fatica perché la morte vi fu amica.”
F. De Andrè
Uno strano meccanismo innescato nella mente umana da secoli di convenzioni e creazioni mentali ci da la certezza che ad ogni rinuncia o sacrificio corrisponda una contropartita considerevole, in egual maniera dar forma fisica ai nostri “demoni” è un ottimo modo per risolvere problemi e blocchi psicologici, la scuola sciamanica, maestra in questo approccio, insegna di riuscir a fronteggiare moderne piaghe psicologiche molto più profondamente che qualsiasi scienza contemporanea.
A partire dal mercoledì delle ceneri qui in Hermosillo uno di questi fenomeni che accomunano sciamanesimo, cristianesimo e psicologia trova forma vivente nei tipici “Fariseos”.
Welcome to Sonora: Tecate, mota y bacanora.
Hermosillo, Sonora…tutto tace, tutto dorme, spesso qualcuno viene fatto fuori in una sparatoria ma niente a che vedere con quello che accade a Chiuahua o Sinaloa, due stati confinanti, qui è tutto molto molto tranquillo…per lo meno in superficie.
Anche qui come in tutto il mondo la gente fa uso di sostanze naturali o di sintesi, capaci di modificare l’umore, la percezione e l’attività mentale, meglio conosciute come droghe.
Te ne parlano i bambini nel centro educativo, lo si vede per le strade la marijuana o “mota” qui gira ovunque e viene fumata più del tabacco (credo), vicino a lei volano fiumi di birra “Tecate” e di un distillato tipico chiamato “bacanora”, fino a qui tutto bene, la gente ha sempre cercato sistemi per alterare la percezione della realtà, per diletto o per dimenticarsi delle difficoltà alla quale è costretta...
ep. 6 – i tempi morti, i libri e la sovversione
Nel vecchio continente non è così raro vedere qualcuno con un libro in mano, che legge. Niente di cui stupirsi. A volte si cede all’irresistibile tentazione di sbirciarne il titolo, e può capitare di imbattersi in qualche volume dei cari Volo o Moccia, o nelle 50 sfumature del colore del momento. Si storce il naso, ma niente di più.
Quì in Messico, o per lo meno ad Aguascalientes, dove un testo classico costa almeno come cenare fuori, invece è qualcosa di insolito, sovversivo forse. Un momento vuoto, tiri fuori il libro ed inizi a leggere. Bambini e ragazzi ti guardano a volte ti chiedono con tono sorpreso se ti piace molto leggere. Esistono progetti, iniziative di promozione alla lettura, ma forse quello che meglio continua a funzionare è il pure esempio: ultimamente, mi capita infatti che seminaristi mi chiedano libri in prestito, che un ragazzino dell’Apoyo – dopo avermi raccontato con soddisfazione di essersi iscritto alla biblioteca di quartiere, mi chieda di consigliarli qualche bel titolo adatto a lui (e intanto inizia a leggere la ‘Divina Commedia’).
Gocce nell’oceano, soddisfazioni personali.
Biagio Grillo, Volontario in Messico con il Servizio Volontario Europeo
ep. 5 – Le mani, le tabelline e la magia
Che sia un’espressione, una divisione, o un piccolo problema di geometria, il problema alla fine è sempre quello: quelle maledette tabelline.
Non è un problema da poco. Teorie dell’apprendimento parlano di una certa soglia (l’età del passaggio tra le elementari e le medie) superata la quale è quasi inutile insistere nel memorizzarle. Se la situazione è disperata, allora serve la magia.
- 9×5?
- ….
- Dai sù… Niente? Bene allora ricorriamo alla magia… Da questo momento le tue dita sono incantate e, al contrario di te, conoscono perfettamente la tabellina del 9… e possono suggerirti!
- Eh?
- Stendi le mani… quante dita sono?
- 10!?!
- Sì, 10…
- Dunque: Se ti chiedo 9×1, basta nascondere il 1° dito e le tue dita ti diranno la risposta… 9×2 il 2°, 9×3 il 3° e così via.
Pronto?
- Mmmm allora…nascondo il 5° dito… 45!
- Esatto! Vedi è magia…
Biagio Grillo, Volontario in Messico con il Servizio Volontario Europeo
I figli del deserto
Hermosillo si trova nel deserto.
Se state pensando alle dune e ai cammelli ecco, non quello. Parlo del deserto dove è tutto secco, dove non ci sono alberi né verde, ma solo sole che picchia forte per 12 mesi all’anno e che non lascia spazio alla pioggia nemmeno per pochi istanti. Parlo della terra spaccata dall’aridità, di distese immense di cactus che come guardiani custodiscono gelosamente l’immobilità del tutto. Parlo di avvoltoi nel cielo.
Il nostro centro educativo si trova in questo deserto.
Situato in un quartiere di recente formazione sembra essere il migliore esempio dell’immobilità di cui sopra. Nato come agglomerato urbano abusivo, negli anni è rimasto sacca di povertà in una città che cresce, cambia e si arricchisce. Tutt’attorno le cose sono migliorate, chi aveva una casa in lamiera è riuscito a costruirsi un pezzetto di muro in mattoni, in cinque anni una nuova stanza, in dieci anni i figli a scuola e un lavoro.
Mentre qui tutto è rimasto così com’era. Case precarie, che prendono fuoco e in cui ci si ustiona.
I nostri bambini sono figli di questo deserto.
La pelle scaldata dal sole onnipresente, i pantaloni perennemente impolverati e sul corpo bruciature di ogni genere.
In questo deserto sono arrivata come un temporale, fuori luogo, con troppi progetti e poca visione della realtà. E alle volte ho fallito.
Sono stata catapultata in una realtà di cui ignoravo regole e pericoli. Con il tempo sono diventata amica, confidente, per qualcuno sostegno e forse una maestra troppo accondiscendente per essere credibile. Eppure sta funzionando. Ci capiamo, ci raccontiamo e se proprio devono…mi ascoltano.
ep. 4 – Natale zapatista
”Natale in Chiapas” potrebbe forse essere il titolo di un improbabile cinepanettone. Di certo è il titolo di una esperienza in cui partendo da un progetto di cooperazione in un paese sconosciuto ne arriva una personale e proficua fonte di acculturazione...
Riflessioni da OXXO
L’ OXXO è una specie di supermarket che si trova ad ogni angolo di Hermosillo e dicendo ogni angolo intendo proprio OGNI angolo. Le particolarità di questo supermarket che lo rendono unico ed adatto alle mie riflessioni sono fondamentalmente due: bicchieroni di caffè economico e dei posti a sedere con vetrate che danno sulla strada.
Di tanto in tanto quando ho voglia di “ritrovarmi”, riflettere o osservare semplicemente la vita degli altri scorrere, mi rifugio in un OXXO con il mio “cafè moka” da 16 pesos...
“Ma…’n pratica…cos’è che fai in sto SVE?”
Sono ormai due mesi che sono qui in Messico ma il mio SVE ha iniziato a dare i suoi frutti già prima che partissi. Sì, perchè le emozioni e le riflessioni sono iniziate già in Italia, nel mio piccolo paesino nella provincia di Torino, San Raffaele Cimena, dove ho dovutolasciare impegni importanti e persone fantastiche per intraprendere questa esperienza che sento, ogni giorno, sempre più significativa. Sempre più Mia...