Volontari
5Giu/130

Carnaval

Nell'immaginario comune, o per lo meno nel mio, l'Africa è il continente della musica, degli jambe ovunque e comunque. La Guinea-Bissau però sembra essere l'eccezione alla regola. Gli jambe non mancano e neppure chi li sa suonare...se ti inoltri con chi sa, capita di vedere bambini che già li suonano come se non avessero fatto altro, ma è l'eccezione. Tanto è raro vedere per le strade gente che suona, così come è certo che quasi tutti lo sappiano fare, almeno un po'.

Ma le cose cambiano durante il carnevale.

Foto Matteo GhiglioneA febbraio, per una settimana, le strade di Bissau si riempiono di colori, maschere, balli e musiche provenienti da tutte le regioni del paese. Da ogni dove vengono inviate in capitale delegazioni per partecipare alle sfilate: Bissau diventa un crogiolo di artisti danzanti con vestiti tipici e musiche ritmate dal potente suono degli jambe, che ne invadono l'atmosfera. Guineani, turisti e chi ci vive, come noi, accorrono per il grande spettacolo e si accalcano per le strade che vedranno sfilare i numerosi gruppi folcloristici. Ogni gruppo, dopo essere stato presentato, inscena danze, piccole rappresentazioni teatrali e canti su tematiche sociali che li toccano da vicino, come nel caso del gruppo delle Bijagos (l'arcipelago delle isole guineane) il cui simbolo quest'anno era la nave affondata a dicembre, causando decine e decine di morti.

Sono qui da poco più di un mese ed è forse la prima volta in cui la gente per strada non mi urla brancu, brancu! (bianco in creolo). Anche se continuo ad essere fosforescente e a pois, l'attenzione è diretta ai gruppi che sfilano, siamo tutti qui per loro, e il mio essere bianca passa in secondo piano. Allora ne approfitto, mi muovo più libera, più anonima, sotto un sole cocente. E la libertà aumenta nel perdermi tra colori e musiche grazie all'inconsapevolezza delle parole che accompagnano il carnevale: la mia conoscenza del criol, creolo portoghese, non è ancora sufficiente per cogliere ciò che viene detto al microfono.

C'è davvero molta gente e la folla si posiziona dove meglio può vedere, arrampicandosi, se necessario, su statue e muri senza badare alla sicurezza, tant'è che un momento di divertimento e condivisione può diventare pericoloso. Per evitare che la calca invada gli spazi della sfilata, la polizia dà colpi di manganelli all'aria, se va bene, a malcapitati che si trovano sotto tiro che non hanno riflessi più che pronti nello spostarsi, se va male. Gli alberi, poi, vengono letteralmente assaliti e a volte il peso eccessivo li può persino spezzare, come è capitato quest’anno: un alberello non ha retto ed è caduto trascinandosi con sé le persone che vi erano sopra e la vita di un bambino. Ma lo spettacolo continua, tra le lacrime di qualcuno, l'inconsapevolezza della folla e le danze dei gruppi in scena: una delle tante contraddizioni della Guinea-Bissau.

 

Arianna Bizzoni, Volontaria in Guinea Bissau con il Servizio Volontario Europeo

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