Carnaval
Nell'immaginario comune, o per lo meno nel mio, l'Africa è il continente della musica, degli jambe ovunque e comunque. La Guinea-Bissau però sembra essere l'eccezione alla regola. Gli jambe non mancano e neppure chi li sa suonare...se ti inoltri con chi sa, capita di vedere bambini che già li suonano come se non avessero fatto altro, ma è l'eccezione. Tanto è raro vedere per le strade gente che suona, così come è certo che quasi tutti lo sappiano fare, almeno un po'.
Ma le cose cambiano durante il carnevale.
A febbraio, per una settimana, le strade di Bissau si riempiono di colori, maschere, balli e musiche provenienti da tutte le regioni del paese. Da ogni dove vengono inviate in capitale delegazioni per partecipare alle sfilate: Bissau diventa un crogiolo di artisti danzanti con vestiti tipici e musiche ritmate dal potente suono degli jambe, che ne invadono l'atmosfera. Guineani, turisti e chi ci vive, come noi, accorrono per il grande spettacolo e si accalcano per le strade che vedranno sfilare i numerosi gruppi folcloristici. Ogni gruppo, dopo essere stato presentato, inscena danze, piccole rappresentazioni teatrali e canti su tematiche sociali che li toccano da vicino, come nel caso del gruppo delle Bijagos (l'arcipelago delle isole guineane) il cui simbolo quest'anno era la nave affondata a dicembre, causando decine e decine di morti.
Sono qui da poco più di un mese ed è forse la prima volta in cui la gente per strada non mi urla brancu, brancu! (bianco in creolo). Anche se continuo ad essere fosforescente e a pois, l'attenzione è diretta ai gruppi che sfilano, siamo tutti qui per loro, e il mio essere bianca passa in secondo piano. Allora ne approfitto, mi muovo più libera, più anonima, sotto un sole cocente. E la libertà aumenta nel perdermi tra colori e musiche grazie all'inconsapevolezza delle parole che accompagnano il carnevale: la mia conoscenza del criol, creolo portoghese, non è ancora sufficiente per cogliere ciò che viene detto al microfono.
C'è davvero molta gente e la folla si posiziona dove meglio può vedere, arrampicandosi, se necessario, su statue e muri senza badare alla sicurezza, tant'è che un momento di divertimento e condivisione può diventare pericoloso. Per evitare che la calca invada gli spazi della sfilata, la polizia dà colpi di manganelli all'aria, se va bene, a malcapitati che si trovano sotto tiro che non hanno riflessi più che pronti nello spostarsi, se va male. Gli alberi, poi, vengono letteralmente assaliti e a volte il peso eccessivo li può persino spezzare, come è capitato quest’anno: un alberello non ha retto ed è caduto trascinandosi con sé le persone che vi erano sopra e la vita di un bambino. Ma lo spettacolo continua, tra le lacrime di qualcuno, l'inconsapevolezza della folla e le danze dei gruppi in scena: una delle tante contraddizioni della Guinea-Bissau.
Arianna Bizzoni, Volontaria in Guinea Bissau con il Servizio Volontario Europeo
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