Primi giorni a Bissau
Arrivare in piena notte a Bissau credo si possa definire un'esperienza quasi mistica.
Ancora adesso, che sono trascorse due settimane dal mio arrivo, ho serie difficoltà a cercare di spiegare la sensazione che ho provato dopo l'atterraggio.
Capitolo primo “Un'estate caldissima”
Dopo il viaggio, trascorso quasi completamente a dormire, scendo dall'aereo con lo zaino in spalla, e nel giro di pochi secondi mi accorgo che sto già grondando di sudore.
Capitolo secondo “ Il buio oltre la siepe”
Non vedo siepi, ma a parte i faretti sulla pista di atterraggio e una grossa luce in lontananza che presumo sia l'aeroporto, intorno a me c'è il buio più totale.
Capitolo terzo “Dove sono, dove mi trovo?”
Alcune persone mi fermano, mi lasciano in mano un foglietto, di cui inizialmente non coprendo l'utilità.
Mi rendo conto solo dopo che è il modulo per il visto e che va compilato (“ehm, e io che pensavo fosse un opuscolo pubblicitario!”).
Dopo varie peripezie e attese, in cui cerco di comunicare in una lingua da me inventata, riesco ad uscire dall'aeroporto e mi rendo conto che di fronte a me ci sono tante, tantissime persone. Sono tutti lì ad aspettare parenti, amici o sconosciuti e mentre mi asciugo un po' la fronte dal sudore, mi chiedo se sono atterrata nel posto giusto, o forse il caldo mi sta provocando qualche leggera allucinazione.
Bene.
Dopo, di nuovo il buio, fino al mattino dopo.
Riapro gli occhi e sono al Cifap, a Bissau.
Ok, sono nel posto giusto.
“Bon dia, bon dia!”
E' sorto il sole e così sia.
Da qui partono due settimane cariche di tantissimi avvenimenti, esplorazioni e nuove conoscenze.
E' solo l'inizio, ma una cosa credo di averla capita: in realtà non ho capito proprio niente.
E' strano come ognuno provi ad immaginarsi il posto in cui andrà, i colori delle case, gli sguardi delle persone, la natura che ti circonda.. e una volta arrivato realizzi che l'immaginazione non è riuscita nemmeno lontanamente a darti una chiave di lettura per poter comprendere ciò che stai vedendo.
Sono stati giorni intensi, trascorsi molto velocemente, ma allo stesso tempo alla velocità di una piccola “caracol” (una lumaca, come la chiamano qui).
In effetti si, è un paradosso.
La sensazione avuta è proprio che qui le giornate siano lunghissime, ma che allo stesso tempo trascorrano così velocemente da non accorgersene quasi.
Quindi, è tutto molto relativo.
Posso dire che due settimane in questo momento potrebbero sembrarmi un mese per la quantità di cose che sto vivendo, ma in egual misura se penso al giorno della partenza mi sembra siano trascorsi all'incirca cinque minuti.
Per il momento, sorrido e cerco di mettere in ordine i pensieri.
E con il “Bon dia!” che caratterizza ormai l'inizio di tutte le mie giornate, e che qua sembra così vero e sentito, provo a tuffarmi in questa nuova esperienza, così, di pancia, ad occhi chiusi.
Irene Polchri, Volontaria con il Servizio Civile in Guinea Bissau
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