Volontari
22Mag/140

UNICOO a Teofilo Otoni con UAI Brasil

Finalmente riesco a scrivere, anche perchè, per dirla alla francese, l'heure est grave: siamo qui a Teofilo Otoni da quasi due mesi, e tra un mese esatto saremo in volo verso casa; il tempo sta passando decisamente troppo in fretta, anche se fin dall’inizio sapevamo che 3 mesi sono molto pochi, sufficienti appena per conoscere la città e i suoi abitanti, e dover andare via appena si comincia a sentirsi parte del luogo. Comunque, in questi due mesi trascorsi, abbiamo già scoperto tantissime cose, grazie soprattutto a Tina che gira come una trottola con noi quasi sempre al suo seguito: abbiamo già cercato varie scuse per giustificare il fatto che ha più energie di noi, ma penso che nessuna sia valida, e dobbiamo rassegnarci al fatto che siamo di un’altra generazione...

In tutto questo girare, ciò che mi ha colpito di più qui a Teofilo è probabilmente la diseguaglianza all’interno della città; può sembrare scontato trattandosi del Brasile, ma le differenze tra quartieri ricchi e poveri sono grandi, enormi rispetto a quelle a cui siamo abituati noi. E anche all’interno dello stesso quartiere ci sono situazioni diversissime. E’ impressionante la differenza che c’è tra uno stipendio minimo (poco più di 700 reais) e lo stipendio, ad esempio, di un consigliere comunale (10000 reais), e questo senza prendere esempi ancora più estremi. Pensare che all’interno di uno stesso, piccolissimo quartiere come quello di Vila esperança c’è tutto questo fa impressione, e dall’altro lato sorprende vedere persone così diverse che la domenica si bevono una birra al bar insieme e giocano a carte. Mi lascia perplessa sentire persone dei quartieri più ricchi che definiscono Vila Esperança una “favela pericolosa” dove non vogliono mettere piede, quando è un posto assolutamente pacifico; e ciò fa capire che molte persone ignorano completamente e volontariamente come vive una grandissima parte dei loro concittadini, cosa che certo non facilita il lavoro di un’associazione come Uai Brasil, che dovrebbe coinvolgere anche la gente del posto.
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Un secondo grandissimo problema qui è l’educazione, questione con cui ci siamo ovviamente scontrate stando con i bambini di Casa Nazaré; quando li aiutiamo a fare i compiti a volte ci si sente veramente scoraggiate (e anche, lasciatemelo dire, decisamente incazzate), perché nel 90% dei casi gli esercizi sembrano dati a caso, senza assolutamente tener conto delle capacità/conoscenze dei bambini. Ho visto esercizi di inglese dati a ragazzini che non sanno neanche il verbo essere, ma di cui neppure io riuscivo a venire a capo: in quell’occasione sarei proprio voluta andare a conoscere la professoressa e scambiarci due parole amichevoli! Molti bambini di 8 o 9 anni sanno scrivere e leggere a stento. I presidi danno la colpa alle classi troppo piene, gli insegnanti agli scarsi stipendi e alla necessità di trovare un doppio lavoro, la responsabile dell’educazione qui a Teofilo, con cui abbiamo parlato, dice che manca la motivazione e l’impegno degli insegnanti; fatto sta che la situazione sembra parecchio disastrata. Casa nazarè ovviamente aiuta, ma è un aiuto limitato, ci sono solo 3 (in questi giorni 2) insegnanti per tanti bambini e molti, troppi, andrebbero seguiti personalmente; a ciò si aggiungono le situazioni familiari difficili che non favoriscono un apprendimento sereno e tranquillo.

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Una cosa molto importante per me è stata aver capito che la povertà ha molte dimensioni, e che la cosa peggiore non è la povertà in sé, ma la disillusione, la mancanza di opportunità, il fatto di non osare nemmeno sperare in un cambiamento. Mi ha colpito tantissimo una donna di 24 anni ( la mia età), con 3 figli, che ha tentato di suicidarsi e che ha dato come spiegazione il fatto di essere troppo vecchia per cambiare la propria vita. Allo stesso modo molti genitori di Casa Nazaré hanno una situazione economica più o meno stabile, per quanto umile, ma l’insoddisfazione e la disillusione spesso li portano a ignorare quasi del tutto i figli (al punto di non lavarli neanche). Altre famiglie vivono solo con il sussidio mensuale di Bolsa familia, che nella grande maggioranza dei casi si aggira sui 200-250 reais; molti, una volta ricevuto il sussidio, smettono di cercare lavoro: sembra pazzesco, considerato quanto la cifra sia bassa, e anche in questo caso, parlando con una madre che riceve Bolsa familia, mi ha colpito la disillusione, la pigrizia forse causata da tante delusioni passate, la mancanza di prospettiva.

Passando ad argomenti più leggeri, sabato scorso abbiamo fatto la feijoada: finalmente! E’ stato un lavoraccio prepararla, soprattutto la ricerca di sponsors con Tina, che andava avanti da settimane. Comunque è andata bene, anche se il cibo è bastato al pelo, e nonstante ad un certo punto siano finiti i contenitori per la feijoada da asporto; fortunatamente è venuto in nostro soccorso il tipico "jeito brasileiro", e molta gente è andata a prendere dei tupperware in casa (soluzione pure più ecologica, peraltro) e sono tornati indietro per farseli riempire: fantastici! Io e Silvia ci siamo solo un po’ rammaricate dell’assenza del banchetto della caipirinha; Tina ha detto che negli anni scorsi era più quella bevuta dagli addetti a prepararla che quella venduta, quindi non ne valeva la pena. Peccato per noi, dopo tutta la fatica una caipirinha ci sarebbe proprio stata bene!!!

 

Virginia Bada, Ricercatrice con borsa UNICOO in Brasile 

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