Volontari
11Feb/150

Messico: tra realta’ e immaginazione.

mex monica

Prima di partire alla scoperta di un paese che non hai ancora mai visto, la curiositá spesso ti porta a nutrire il tuo immaginario rubando immagini dai libri di storie raccontate da chi prima di te ha percorso le stesse distanze.
Ció che a volte accade é che questo bagaglio di aspettative non trovino un vero riscontro nella realtá che una volta arrivato incontrerai, e sicuramente il Messico dalle tinte piú tradizionali e popolari che si era dipinto nella mia mente ha dovuto drasticamente ridimensionarsi dopo l’incontro con il Distrito Federal, una immensa capitale rumorosa, satura, ossessiva..e molto, molto intrigante.
Oggi peró ho la sensazione di essere arrivata, non so come, in uno di quei luoghi che pensavo esistessero solo negli angoli della mia immaginazione o che mi fossero in qualche modo preclusi per non essere una nativa del luogo. Ore di viaggio per raggiungere Puebla, e poi ancora strada e strada, salendo verso la cima della montagna per arrivare qui, nella piccola comunitá di Plan de Guadalupe, dove il tempo sembra essersi fermato.

Grandi baffi, quei famosi stivali a punta e grandi sombreri in stile norteño, la rudezza degli sguardi…tutto in questo angolo di mondo sembra corrispondere a un Messico lontano dalla contemporaneitá e ancora saldamente ancorato alle tradizioni.
Una volta all’anno, in occasione della festa della Guadalupe, in questa vallata la gente abbandona per quattro giorni le proprie case per ritrovarsi nel tradizionale luogo d’incontro della vita collettiva della comunitá, una piccola altura dove reciprocamente si guardano un auditorium e una piccola chiesa dipinta di rosa accecante poiché “era il colore piú economico”. Al centro, un campo da basket, qui considerato quasi sport nazionale, e subito noto come lo stesso campo da gioco abbia assunto un forte valore identitario per queste persone, in quanto collocato al posto della tradizionale piazza del paese dove la gente si riunisce.

Ognuno per quattro giorni mette a disposizione il proprio tempo e le proprie capacitá lavorative, chi cucina, chi si preoccupa di fornire l’elettricitá, chi costruisce le torri pirotecniche: il denaro e il fine sono comuni, per loro é il giorno piú importante dell’anno.
Nella frenesia della festa, l’avanzare di due camioncini impolverati di terra annunciano l’arrivo degli allenatori dei galli da combattimento; a momenti infatti inizierá lo spettacolo che verrá seguito nella notte dalla monta dei tori. Scaricano alte scatole di cartone forate, e dall’interno giá provengono le grida degli animali che si chiamano, chissá se ignari o consapevoli di ció che sta per succedere.

Quante volte ho letto e riletto questo episodio nel mio libro sul Messico, quante volte me lo sono immaginato e mai avrei creduto un giorno di poter mettere a confronto queste immagini con la realtá.
Provo quel fascino un pó perverso per una realtá cosí distante dal mio sentire e che proprio per questo stimola una curiositá morbosa di poter capire che cosa puó significare culturalmente un evento cosí sanguinario.

Tutto in effetti si svolge con la ritualitá tipica di un momento per nulla eccezionale ma facente parte della normalitá: mentre il pubblico prende posto attorno al circolo di terra, gli scommettitori in prima fila accompagnati dalla propria bottiglia di tequila e i bambini che si arrampicano sulle sedie per poter vedere meglio al di lá della barriera, al lato del ring si svolge il controllo metodico del peso di ogni animale e il contrassegno per evitare che il proprietario scambi il gallo con uno piú robusto e quindi piú vincente.

Gli attimi che precedono lo scontro fanno parte dello show: il saltador entra nel ring con il proprio animale tra le braccia, lo bacia e lo accarezza nella recita di un falso atteggiamento paterno per calmarlo e rassicurarlo…in realtá qualche minuto dopo gli animali vengono aizzati e avvicinati per pochi secondi, il tempo necessario per permettere le prime dolorose beccate e scaldare l’aggressivitá.

Vengono applicate le lame alle zampe degli animali, e la navaja non sembra un semplice oggetto funzionale alla battaglia ma piuttosto un ulteriore oggetto di culto, conservato ed estratto da un cofanetto di legno intagliato e impreziosito da inserti di un metallo luccicante.
Dura molto questo rituale di preparazione prima del salto, come puó purtroppo durare molto la battaglia tra i due animali prima che uno dei due soccomba a causa di una ferita mortale. I due saltadores lanciano i galli dopo un attimo interminabile nel quale ognuno dei due fissa concentrato il proprio rivale. Un frazione di secondo successivo e si possono distinguere solo piume e battito convulso di ali. Se la prima ferita non é abbastanza grave, l’incontro si protrae piú tempo con vari tentativi di rianimare gli animali, fino all’esaurimento delle forze e la morte di uno dei due.

Non capisco il perché di tutto questo accanimento e mi spiegano che, quanto piú la scommessa sull’incontro é alta, tanto piú lo scommettitore pretende spettacolo e non si accontenterebbe di una conclusione approssimativa.

E´sicuramente crudele e inumano, peró ció che posso notare di quanto accade attorno a quel circolo é l’espressione della struttura sociale sulla quale si basa tutta la vita della comunitá; l’evento é infatti momento di incontro e di visibilitá degli scommettitori, che sembrano riaffermare anche in questo modo il proprio ruolo di leader dell’organizzazione, essendo in realtá gli stessi che, avendo piú possibilitá economiche, offrono anche le donazioni piú cospicue per risolvere le necessitá della comunitá.

Non mi sento né di condannare né di difendere ció che vedo, senza dubbio la mia educazione mi tiene troppo distante dalla possibilitá di comprendere davvero tutto questo, l’unico elemento che mi sembra di percepire con chiarezza é che, in ogni angolo di Messico, la violenza e la morte sono qualcosa di estremamente quotidiano che si spoglia definitivamente di quel significato di sacralitá al quale siamo abituati, lasciandola cosí, come un semplice fatto che fa parte del vivere e sul quale ci si puó addirittura scherzare.

Concluso l’incontro mi allontano un pó confusa, ma subito mi trascinano sotto braccio verso un altro ring, sta per iniziare la monta del toro… e forse é il caso di smettere di cercare di trovare ragioni e semplicemente sfruttare la fortuna di poter essere arrivata qui e poter conoscere tutto questo.


Monica Taverna, Volontaria in Messico con il Servizio Volontario Europeo

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