Notizie dal Brasile della Coppa
Ciao amici,
vi scrivo dal Paese della Coppa e che in questo momento e’ sotto i riflettori del mondo intero. Già mi immagino il tipo di pubblicità che sta circolando nei media e che rappresenta un popolo allegro, bellissimo e in spiaggia. Non e’ che un’immagine parziale di una nazione immensa che contiene al suo interno differenze inimmaginabili per la mentalità italiana. Le disuguaglianze esistono non solo tra le varie regioni, ma addirittura all'interno delle stesse città e degli stessi quartieri...
La Coppa e’ diventata l’occasione giusta per denunciare tanti problemi che da anni e anni influenzano negativamente la vita delle persone nella piu’ totale indifferenza mediatica. Corruzione, violenza, narcotraffico, sanità pessima e livello bassissimo di istruzione sono solo alcune delle problematiche che stanno infuocando gli animi dei manifestanti che hanno iniziato a scendere in piazza urlando il loro disappunto non meramente contro la Coppa, ma contro un Paese che sembra essersi dimenticato della sofferenza della maggior parte della popolazione.
Ho potuto osservare questi problemi negli anni passati quando sono stata in Alagoas e Sergipe, due regioni della parte più povera, seppur ambita meta turistica del Brasile, e soprattutto qui a Teofilo Otoni, una cittadina di circa 140mila abitanti nella regione sud-orientale del Minas Gerais , dove mi sono impegnata in una ricerca sulla questione agraria e nel progetto Casa Nazare’, un doposcuola per bambini tra i 6 e i 12 anni creato dall'associazione italo-brasiliana Uai Brasil. Giocando o aiutando i bambini a fare i compiti mi sono scontrata con una triste realtà: ci sono tanti bambini di 8 anni che sanno appena scrivere il loro nome, altri di 10 che fanno fatica a fare i calcoli più semplici o semplicemente a leggere. Oltre ai vari problemi di apprendimento, ciò denota una grande carenza nel sistema scolastico. Come tutti i bambini del mondo sono teneri, chiassosi, timidi, pestiferi, allegri, ma dietro ognuno di loro si nascondono storie di miseria, fame, violenza, abusi, abbandono o genitori drogati. Casa Nazare’ per questi bambini rappresenta un momento di puro svago dove possono godere della compagnia dei loro coetanei sotto la supervisione di maestre, ma non solo. Qui possono mangiare un pasto completo e fare un bagno, due cose per nulla scontate.
Una delle tematiche che da sempre mi appassionano e mi coinvolgono e’ la questione della terra. A partire dal mio primo viaggio in Brasile ho potuto osservare le conseguenze dirette di quello che costituisce uno dei più grandi problemi che da sempre affligge la società brasiliana ed è motivo di forti disaccordi in parlamento. La concentrazione di terreni nelle mani di pochi latifondisti ha relegato ai margini della società migliaia di persone, costrette a vendere la loro forza lavoro e a condurre una vita da moderni schiavi. Basti pensare che il 47% dei terreni coltivabili in Brasile e’ posseduto dal 2% della popolazione. La terra è al centro dei dibattiti perché ci sono in gioco numerosi problemi che vanno oltre a quelli semplicemente agricoli: dalla nutrizione al lavoro, dall'ambiente alla distribuzione della ricchezza. Sin dagli anni Ottanta uomini e donne nullatenenti, piccoli contadini, indigeni e intellettuali si sono riuniti in movimenti sociali per rivendicare il loro diritto alla terra.
A Teofilo Otoni mi sono interessata del caso locale che presenta una storia del tutto particolare, ma sempre caratterizzata da soprusi nei confronti dei più deboli.
Nel complesso questa esperienza ha fatto nascere in me tantissime domande, molte delle quali non hanno risposta. Io e la mia compagna di viaggio Virginia ci siamo scontrate con molti problemi e una conseguente sensazione di impotenza, ma abbiamo vissuto anche tantissimi momenti meravigliosi con le persone del posto che ci hanno sempre accolte calorosamente, facendoci sentire parte della loro famiglia. Manca davvero poco al ritorno in Italia e voglio portarmi a casa ogni momento, bello e brutto. La macchina fotografica non basta per documentare questi tre mesi. Sarebbe fantastico avere un registratore di profumi, abbracci, emozioni e chiacchierate per poter rivivere anche a casa la ricchezza che ho vissuto qui e testimoniare una realtà dove inferno e paradiso riescono a mescolarsi e talvolta a confondersi tra loro.
Silvia Ponzio, Ricercatrice con il Programma UNICOO in Brasile
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