“Ladri di Biciclette”- Valutazione intermedia
Data e Luogo: Canoa, 19 Gennaio 2014 – Ecuador.
Partecipanti: Paolo Rossi, Dayana Cucè, Luna D’Ambrosi, Letizia Collini, Sergio Pagnozzi
L’orizzonte lavorativo del volontario spinge a confrontarsi con tematiche sociali di un certo spessore. Sembra abbastanza semplice ripensare ad alcuni temi affrontati nel film Ladri di biciclette e ricollegarli all’esperienza del volontario che si muove all’interno di un contesto pregno di difficoltà sociali e umane. Il dibattito tra i volontari si basa su queste premesse.
Letizia dice che al di là dell’immediato confronto con la realtà sociale della Roma del dopoguerra, sensibilmente differente all’universo in cui ci troviamo, è possibile ritrovare medesimi problemi presenti, del resto, in contesti gravidi di povertà materiale e culturale.
Ecco allora come la semplice storia di un poveraccio che cerca con i suoi scarsi mezzi di trovare un lavoro degno e di vivere onestamente rievoca, secondo Sergio, molte delle storie familiari dei ragazzi con i quali lavoriamo perché è proprio una situazione economica familiare problematica a creare dei disagi di gruppo e individuali...
La stramba logica che governa il mondo
Day Zero – Il lungo viaggio
Sveglia ore 3.45 (di notte) dopo aver dormito quasi niente causa naso chiusissimo e ansia pre-partenza per un viaggio di un anno in un posto lontanissimo che probabilmente mi cambierà la vita, o forse no, ma io ci spero.
Faccio tutto in automatico, mi vesto, mi pettino, chiudo lo zaino, prendo un caffè notturno che dovrebbe svegliarmi ma di cui non avrei neanche bisogno, che va giù solo per abitudine e via, chiudo la porta di casa senza guardarmi indietro, senza salutare la mia stanza, la cucina e tutti gli angoli che negli ultimi mesi mi avevano vista lì come non accadeva da anni...
Le briciole dorate
Quattro mesi fa stavo chiudendo la valigia, eppure mi sembra ieri di essere arrivata in Ecuador. Da sempre, prima di partire, sono invasa da molteplici sensazioni ed emozioni che m’impediscono di realizzare fino in fondo che sto partendo nuovamente. Così mi ritrovo già dall’altra parte dell’oceano curiosa e piena di speranze. Settembre è iniziata questa mia nuova avventura.
… in un baleno mi ritrovo nuovamente in Ecuador. Finalmente posso respirare aria pura, vedere il sole che si nasconde tra le nuvole riempiendo il cielo di mille sfumature, posso nuovamente ascoltare il rumore scrosciante di fiumi selvaggi, immergere i miei piedi nudi nella terra umida, guardare gli alberi di un verde rigoglioso che si perdono all’orizzonte e ascoltare nella notte il coro d’insetti e animali liberi che conciliano il sonno.
Si, me ne sono innamorata a prima vista della mia Amazzonia, ed oggi mi ritrovo nuovamente qui grazie ad uno SVE. Oltre all’energia della Pachamama in questa mia avventura sarò finalmente accompagnata da risate gioiose di ottanta bambini di cui mi prenderò cura quest’anno.
“Ma…’n pratica…cos’è che fai in sto SVE?”
Sono ormai due mesi che sono qui in Messico ma il mio SVE ha iniziato a dare i suoi frutti già prima che partissi. Sì, perchè le emozioni e le riflessioni sono iniziate già in Italia, nel mio piccolo paesino nella provincia di Torino, San Raffaele Cimena, dove ho dovutolasciare impegni importanti e persone fantastiche per intraprendere questa esperienza che sento, ogni giorno, sempre più significativa. Sempre più Mia...
Sbirciando negli altri progetti: Santo Domingo de Tsáchilas
Eccomi che, insieme a tutti i volontari SVE presenti quest’anno in Ecuador con ENGIM, aiuto ad imbandire tavolate elegantemente addobbate nella sala dell’Hotel Genova di Santo Domingo de Tsáchilas, per la consueta cena di gala organizzata da Padre Sereno.
Cena molto importante ed utile per raccogliere nuovi fondi al fine di sostenere il progetto “Soñando por el Cambio”, ma soprattutto per ringraziare i molti benefattori che generosamente lo sostengono e grazie ai quali molti passi in avanti sono stati raggiunti. Il progetto nasce dalla necessità di potenziare e migliorare il recupero dei bambini di strada attraverso lo sport, la formazione e la preparazione al lavoro...
Siamo proprio tutti, Luisa, Miriam, Riccardo e Mattia dei progetti di Quito; Luna, Sergio, Letizia e Grazia del progetto di Santo Domingo; Paolo ed io del progetto di Tena. Tutti insieme in allegria lucidiamo i bicchieri e l’argenteria, sistemiamo le tovaglie ed i tovaglioli, intrecciamo lunghi fiocchi di raso per le sedie. La sala è ormai pronta. Possiamo riposarci un secondo e andare a vedere il progetto in cui i nostri compagni lavorano. Arriviamo e con mio grande stupore è una struttura veramente molto bella con due campi da basket, due serre tenute in maniera impeccabile, bellissime aule e una cucina enorme. E’ qui che conosciamo Davide lo chef del centro che sarà pure lo chef che dirigerà questa sera la banda Sve. Si definiscono i ruoli: alcuni volontari si occuperanno di servire in sala ed altri aiuteranno in cucina. Io per fortuna sarò in cucina. Mi avevano inizialmente proposto di servire ai tavoli ma già mi vedevo capitombolare e fare voli ad angelo su qualche tavolata combinando pasticci. Meglio in cucina che nessuno ti vede, pensavo!
Ecco che si inizia, mi sento come Rémy, il topolino del film Ratatouille, con tanto di Auguste Gusteau che mi dice all’orecchio “Chiunque può cucinare”. A dire il vero il piccolo ratto sicuramente cucina meglio di me, io sono solo una buona forchetta. Per fortuna è tutto già pronto ed io dovrò solo aiutare Davide, lo Chef, ad impiattare. Mamma mia qui finisce male!
Iniziano ad arrivare i duecento invitati, c’è il discorso di benvenuto fatto dal padre Sereno che illustra le novità che si sono raggiunte durante quest’anno al progetto: nuovi laboratori, aule, attrezzature e la nuova serra. Noi volontari SVE siamo invitati sul palco per salutare e presentare i vari progetti. Poi iniziano le danze…ma in cucina!
C’è un gran fermento, pentole calde che borbottano, creme e salse odorano l’ambiente, c’è anche una briciola di tensione che non guasta. Paolo e Matteo, il nostro mentore, seguono le indicazioni di Davide che dirige tutti con destrezza. Come primo piatto “l’entrada” la proposta è una zuppa di cavolfiore con salsa di peperone, gamberetti e vongole in sugo. Iniziamo a prendere un buon ritmo sembriamo tante formichine indaffarate ognuna con il suo compito. Sembra come se tutti iniziassimo a prenderci proprio gusto, dalla sala si ordina “ due da portare via” e si impiatta anche per che preferisce il takeaway. S’inizia il secondo “el plato fuerte”: cannelloni al ragù, carne stufata al vino e verdurine. Mamma mia che fame!
Ed è qui che sembriamo veramente un ingranaggio d’orologio, impeccabili. Forse è la grande passione e las buenas vibras che ci accompagnano sempre, anche in quest’avventura culinaria. Arrivato il momento del dolce ci si rilassa un pochino e serviamo una torta bagnata al rum e miele con frutta candita e crema di ricotta.
Tutti allegri ci si abbraccia, ci si ringrazia…è stato veramente un bel momento. Grazie alla nostra passione e alla bravura di Davide abbiamo fatto un buon lavoro.
Bene ed ora tutti a….ballare!!
Dayana Cucé, Volontaria in Ecuador con il Servizio Volontario Europeo
Infinite ed impercettibili differenze: breve storia di un mercenario volontario.
Spesso basta un solo istante, un solo brevissimo momento per realizzare realmente il senso di tutto ciò che ti sei sforzato di capire per molto tempo. É in quel fugace attimo che si provano i sentimenti che rimarranno legati al ricordo, scolpiti tra le pieghe del tempo e che verranno rievocati ogni volta che quel ricordo tornerà a galla. Negli ultimi mesi ne ho vissuti parecchi di questi momenti.
Quando ho alzato lo sguardo e ho capito che stavo davvero facendo il colloquio per lo SVE alla sede dell’Engim di Roma: ansia ed entusiasmo...
Active Citizenship for Education: lotte sociali e diritto all’educazione in Messico
Educazione e cittadinanza attiva: i termini della questione, questione di termini.
Education for Active Citizenship: é il nome del progetto SVE al quale stiamo prendendo parte. E’ un nome indicativo e significativo, che disegna una relazione precisa, né innocente né scontata, tra due dimensioni fondamentali della vita di ognuno: l’educazione, da una parte, e la cittadinanza attiva, dall’altra...
Hermosillo…la fine dell’impero!
Hermosillo è una città a nord ovest del Messico spersa in mezzo al deserto, nasce come insediamento dei Pimas (gruppo indigeno) e il suo nome originario è Pitic “luogo dove si congiungono i due fiumi”, attualmente i due fiumi sono secchi e l’acqua arriva da un altra città.
L’aria che si respira qui è quella della classica area vicina alla frontiera con parecchie contaminazioni USA, le strade sono larghissime tutte parallele con delle macchine enormi che spesso sembrano piu dei camion che delle auto. Il sole brucia e nonostante sia inverno te lo senti proprio penetrare nelle ossa e scaldarti l’anima...
“Donde termina la cultura y empieza la carne asada”
José Vasconcelos, scrittore e filosofo messicano di fine Ottocento giunto a Sonora disse che si trovava “donde termina la cultura y empieza la carne asada”.
In effetti Hermosillo, città nel cuore dello stato di Sonora, non offre quella ricchezza culturale per cui è mondialmente conosciuto il Messico, le grandi piramidi Maya sono lontane migliaia di chilometri da qui… così come la grande e imponente capitale...