Volontari
20Set/190

Lo Sport che mi piace, uno spaccato di vita brasiliana

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Bom dia cari lettori, mi presento in breve, sono Laura Zubani, faccio parte dei CCP – Corpi Civili di Pace – e da inizio Agosto sono in terra Brasiliana per lavorare ad un progetto contro le discriminazioni razziali nei confronti di persone afrodiscendenti. In particolare sono a contatto con bambini e ragazzi provenienti da situazioni “difficili”, con i quali cerco di condividere valori e conoscenze attraverso varie attività, tra cui lo sport.

In questo articolo però non voglio soffermarmi sul servizio che qui svolgo, bensì condividere le mie prime impressioni ed emozioni riguardo l’impatto con la città e il rapporto che la gente ha con le attività sportive. Il mondo che mi piace è fatto di sport, ma quello semplice, vero, che unisce e non crea tensioni.

Il mondo che mi piace è quello di cui sono stata protagonista indiretta in questi giorni nella città di Ibotirama, stato di Bahia (Brasile), dove per celebrare il 61esimo anniversario di fondazione sono state organizzate varie manifestazioni e competizioni di carattere culturale, quali musica e poesia, e di carattere sportivo, corsa ed in particolare calcio, giusto per confermare la sua rilevanza a livello nazionale.

Il mondo che mi piace vede una città spettatrice di queste manifestazioni, persone che escono da case e bar per riunirsi nella piazza cittadina, dove squadre maschili e femminili disputano un torneo con l’obiettivo di vincere, ma anche di stare bene e competere in modo corretto e rispettoso nei confronti di tutti, compresi gli arbitri.

L’altro giorno ho assistito alla finale femminile: oltre ad esprimere il mio apprezzamento per la qualità di gioco, devo sottolineare la correttezza vista in campo e fuori, cosa che spesso viene meno, soprattutto in questo sport, ed in particolare in “Paesi sviluppati” quali l’Italia. Il mondo che mi piace vede gli atleti e il pubblico dimenticare per un po’ i problemi quotidiani, che sicuramente sono ben numerosi, per riunirsi e condividere una passione, o semplicemente per il gusto di stare insieme ad altri.

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In queste prime settimane ho visto realtà più o meno complesse, ma ciò che più ho apprezzato è la quotidianità, persone che ogni giorno vanno a lavorare, fanno la spesa, passano tempo con amici e famiglia, che mandano i figli a scuola e che cercano di trasmettere buoni valori, perché infatti non vi è solo il Brasile della povertà e della delinquenza, ma vi è anche quello della gente semplice, che ogni giorno vive la sua vita, che trova il tempo per assistere e partecipare a manifestazioni sportive. Questo è il mondo che mi piace, quello delle persone che la mattina alle 5.30 vanno a correre, camminare oppure in palestra (e fidatevi questo è il miglior modo per iniziare la giornata e rimanere carichi fino a sera).

A volte quindi dovremmo lasciare in un angolo i nostri problemi e prendere del tempo per noi, per il nostro corpo e la nostra mente, per vivere la comunità e sentirci così esseri attivi, vivi e sorridenti.
Personalmente ho sempre considerato lo sport un elemento fondamentale per stare bene, ogni volta che parto nella valigia non possono mancare scarpe da ginnastica e costume, perché quando si vuole il tempo e il modo per essere attivi lo si trova; c’è chi pensa questo sia fanatismo, ma per me è semplicemente saper vivere in armonia con sé stessi, sfogare le tensioni e ricaricarsi.

Lo sport è vita e qui ad Ibotirama questo lo si vede ogni giorno, per tale motivo mi sono sentita subito bene, perché ho visto una comunità capace di indossare abiti sportivi spogliandosi per un momento di tutto il resto. Il mondo che mi piace è quello dove la gioventù è ancora capace di abbandonare cellulari e computer, per riunirsi in un semplice campo di terra battuta e disputare una partita di calcio, quello in cui si saltano corda ed elastico, si gioca a “campana”, si corre e si ride, questo è quello che bambini e ragazzi ancora fanno in Brasile, la semplicità del saper usare il proprio corpo per fare sport e giocare. Purtroppo nella società attuale, soprattutto nelle culture cosiddette “sviluppate”, tutto questo è diventato solo un ricordo, anche lo sport ha perso la sua spontaneità, sostituito dalla dimensione strutturata di società sportive che spesso dimenticano le basi, per concentrarsi esclusivamente sugli obiettivi finali.

Invito quindi a guardare ad altri Paesi per lasciarsi ispirare, perché così facendo possiamo riscoprire la bellezza dello sport vero, quello che fa stare bene. Questo è il mondo che mi piace!

Laura Zubani, Volontaria CCP in Brasile

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