Volontari
30Giu/140

La luna e i pero’

Se vi chiedessi in che fase è la luna stasera, se calante, crescente, piena o nuova, quanti di voi saprebbero rispondere?

Stasera è una notte di luna piena. Qui il contatto con la terra – e con il cielo – si sente molto più che nel moderno e avanzato Occidente perciò quando cala il sole è facile capire dove si trova la luna, lo si sente dalla luce che emana, basta alzare gli occhi in direzione della sua fonte e la si trova lì. È una cosa che faccio ogni sera. La luna piena ha i suoi vantaggi: si può camminare di notte senza usare la torcia ma per il rovescio della medaglia si vedono molte meno stelle del solito. Per questo, anche se la luna piena ha il suo grande fascino, la mia fase preferita è quella di luna nuova o dell’ultima luna calante, quando si vede soltanto un sottilissimo spicchio, una falce appena accennata: lei c’è ma non si mostra troppo, è pronta ad emergere ma senza fretta, piccola, elegante e delicata...

E se vi chiedessi che anno è secondo i musulmani, qualcuno lo saprebbe? Mi è capitato di trovarmi nella sede di una Ong musulmana e durante l’attesa per l’inizio di una riunione il mio sguardo è stato attirato da un calendario che indicava la data del 1435.

Chi l’ha detto che gli africani non sanno cos’è la democrazia? Ho partecipato ad interminabili riunioni rese tali dal fatto che ognuno doveva avere il diritto e il tempo di esprimere chiaramente la propria opinione su ogni punto, valutando pro e contro di ogni aspetto della questione, per poi decidere a maggioranza.

Ho visto per strada una coppia di ragazzi, entrambi maschi, tenersi per mano. Mi hanno subito spiegato, spegnendo il mio entusiasmo, che qui è normale che due amici o due amiche camminino per strada tenendosi per mano. Solo una occidentale arrivata in Africa da poche settimane poteva pensare che fossero due gay che passeggiavano tranquillamente.

Non è strano pensare che in un Paese di poco più grande della Sicilia ma con una popolazione totale minore della sola città di Milano esistono circa una trentina di entie, ognuna con una diversa origine, lingua e tradizioni? Ho conosciuto un ragazzo con due cicatrici accanto agli occhi, segni di un rito di iniziazione, che nel presentarsi ci ha tenuto a spiegarmi il significato del suo nome che nella lingua della sua etnia indica un qualcosa di tanto prezioso da dover essere toccato con cura: il suo nome è Tibna e lui è un Balanta. Oltre ai Balanta ci sono i Fula, i Pepèl, i Mandjaco, i Mandinga, i Bijagò e probabilmente anche altre di cui non ho ancora sentito parlare. Ho scoperto che ogni balanta ha un nome che significa qualcosa e che per diventare uomini, i ragazzi di questa etnia vanno nelle foreste per settimane a svolgere un rito che si chiama Fanado, di cui nessuno, tranne loro, conosce bene lo svolgimento; che i pepèl e i bijagò seppelliscono i loro morti scavando delle buche dentro o al massimo davanti casa, per averli sempre vicini; che ogni donna mancanhi ha un orto; che i mandinga sono musulmani, che a Canchungo il mercato settimanale è ogni sei giorni perchè i mandjako contano i giorni in gruppi di sei e non di sette e che può succedere che un bambino di un gruppo Fula stanziato stranamente un po’ lontano dalla zona propria di questo gruppo, possa rimanere in spiaggia da solo perché gli altri bambini non vogliono giocare con lui.

La Guinea Bissau è uno Stato piccolissimo e quasi interamente affacciato sull’Oceano con coste frastagliate che rendono l’estensione costiera ancora più ampia. Bissau poi – dove mi trovo – è proprio sul mare. Sapendo ciò, immaginerete la mia delusione nello scoprire che per farsi un bel bagno e godere di una bella spiaggia bisogna arrivare fin quasi in Senegal. Raggiungere Varela sicuramente vale la pena di quasi quattro ore di auto – almeno una delle quali su pista sterrata e semi dissestata – per l’enorme spiaggia e i tramonti mozzafiato, i panorami da documentario che solo a guardare fuori dal finestrino ti fanno sentire dentro Superquark ma è un po’ spiazzante sapere che su 350 chilometri di costa non c’è quasi nessuna spiaggia ma solo fondali paludosi ricoperti da un fitto intricarsi di radici e rami. Se pensavo di poter passare in costume tutti i weekend, evidentemente non avevo fatto i conti con le mangrovie!

Oltre ad essere piccolissimo, questo è anche uno Stato poverissimo. Nonostante il clima e il terreno non siano così sfavorevoli all’agricoltura – almeno rispetto alla media degli altri Paesi africani – e nonostante sia uno Stato essenzialmente agricolo, col 90% della popolazione dedito al settore primario, qui non si coltiva praticamente nulla, le poche varietà disponibili di verdura o ortaggi vengono quasi interamente importati dal Senegal ad alti prezzi col risultato di non riuscire a rispondere al fabbisogno alimentare di solo un milione di persone, si vive di pesca e di agricoltura di sussistenza. So già cosa penserebbe la maggior parte della gente con giudizio del tutto superficiale.. in realtà fa riflettere scoprire che la causa di questa situazione è riferibile più ai bianchi che alla gente del luogo. Sono stati infatti i Portoghesi a riempire il territorio quasi per intero di alberi di caju (anacardo), usando la Guinea come campo di produzione per l’esportazione. Non c’è bisogno di spiegare le conseguenze del concentrare tutta l’economia di uno Stato sull’esportazione di un singolo prodotto, anche se fosse il petrolio, figuriamoci del caju.

Mi ha divertito scoprire l’esistenza di negozietti dove, per soli 100 franchi (l’equivalente di circa 15 centesimi), si può ricaricare la batteria del cellulare. Non avreste mai pensato a questa possibilità, non è vero?! Nemmeno io, ma in un posto dove manca l’elettricità pubblica in praticamente tutte le case, si fa di necessità virtù.

2014-04-10-2207

Altro business diffusissimo è quello dei lavaggi auto: in questo caso mi è venuto da chiedermi quanto in realtà possa essere utile – vedendo oltretutto quanto impegno viene messo nel lavare perfino le ruote – ma poi mi sono detta che sì, ha un suo senso, così come mi dicono abbia senso rifare il letto ogni mattina nonostante debba essere puntualmente disfatto alla sera..

Così è, se vi pare.

PS. Quando ho iniziato a scrivere questo post c’era davvero la luna piena, ma stanotte no…quanti di voi l’hanno notato?!

 

Antonella Alessi, Volontaria in Guinea Bissau con il Servizio Volontario Europeo

 
 
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