Volontari
25Feb/160

Compendio breve di alcune cose che ho imparato da settembre ad oggi

ags 1

Buona terra, buona gente, cieli chiari, acqua chiara

Aguascalientes è una città di circa un milione di abitanti giusto nel mezzo della Repubblica messicana. Si potrebbe addirittura affermare che se tracciassimo due linee immaginarie in grado di collegare diagonalmente i quattro angoli del paese, nel punto di intersezione vi troveremmo proprio Aguascalientes, con la sua catedral le sue peleas de gallos e gli ubriachi della feria di San Marco.

Capitale dell’omonimo stato (fra i meno estesi della Repubblica), Aguascalientes è conosciuta anche come “terra della gente buona”. Un soprannome, questo, inciso a chiare lettere anche sullo stemma cittadino bona terra, bona gens, clarum cielum, aqua clara.

Aguascalientes intende farsi riconoscere per la sua popolazione affabile ed accogliente, per il suo terreno fertile, per i suoi cieli privi di nubi e per le acque che sgorgano dalle numerose sorgenti termali. I tutto sommato bassi indici di violenza, in anni in cui nella gran parte del Messico infuriava la violenza narcos, le hanno peraltro valso l’appellativo di città del no pasa nada. Non accade nulla.

Non sappiamo se la bontà della gente o il clima assolato abbiano avuto un ruolo nello sbarco della Nissan, il gigante automobilistico giapponese, che qui trovò negli anni Ottanta un’importante base strategica. Più facilmente, un apporto decisivo potrebbero averlo ricoperto il basso costo della vita (e, di conseguenza, dei salari) e la comoda posizione geografica: giusto al centro del paese e non lontano da città importanti come Guadalajara e Città del Messico.

La costruzione di fabbriche d’auto portò lavoro e con esso la tanto anelata crescita economica. Nell’arco di poco più di un decennio la popolazione raddoppiò e gli abitanti delle municipalidades vicine fecero a gara per abbandonare la vita di campagna ed accaparrarsi un posto al sole (artificiale) di una catena di montaggio.

La presenza di lavoro e di una relativa sicurezza hanno di fatto plasmato l’immagine di Aguascalientes come quella di un’isola felice nel mezzo di un Messico alla deriva, un luogo dove le famiglie stressate dalla sovrappopolazione della capitale o dalla pericolosità della provincia potevano finalmente prosperare in pace. Di recente, uno studio del GCE (il Consiglio di Comunicazione Strategica) l’ha collocata al terzo posto tra le città con la miglior qualità di vita, dopo le sole Merida (in Yucatan) e Saltillo (Coahuila).

Il capitalismo odierno, giunto all’egemonia nella vita economica, si crea e educa, per via della selezione economica, i soggetti economici, imprenditori ed operai, di cui abbisogna.

ags 2

Com’è possibile che una delle città più sicure del Messico, con indicatori economici in crescita ed un tasso di disoccupazione (4,3%) sotto la media nazionale, sia la destinazione del mio anno di Servizio Civile? Una domanda lecita a priori, la cui risposta è intelleggibile solo toccando con mano ciò che significa vivere in una periferia, una qualsiasi periferia, messicana.

Disagio sociale, corruzione della polizia, ghettizzazione di intere fasce di popolazione sono la realtà quotidiana per migliaia di persone che vivono ad una quarantina di minuti di autobus dal centro storico, dai suoi bar affollati, dai suoi chiassosi mariachi. Qui a Solidaridad e nelle colonias vicine sono pochissimi i ragazzi e le ragazze che finiscono le scuole superiori. Quasi nessuno aspira ad un futuro diverso da quello di un operaio Nissan o di un militare dell’esercito. Alcuni di loro metteranno a rischio la propria vita pur di entrare illegalmente negli Stati Uniti e lavorare per una manciata di dollari l’ora, che solo grazie al cambio favorevole diverranno una discreta somma se riusciranno a riportarli in Messico. Molti altri saranno padri e madri ben prima di compiere 18 anni: Aguascalientes è infatti al terzo posto nella Repubblica per numero di ragazze madri.

ags3

Lavorando quotidianamente con i ragazzi del posto ho iniziato a comprendere piccoli stralci della realtà che si trovano ad affrontare. Aiutandoli con i compiti ho iniziato a conoscere, e ad odiare, un sistema scolastico fatto per esaltare il talento individuale, il singolo elemento brillante, elevato al di sopra di una massa di menti demotivate, disorientate, sacrificate sull’altare dell’individualismo esasperato che, più di ogni catena di fast-food, è il segno della vera, pesante influenza statunitense.

Parlando con i colleghi ho scoperto che se sei giovane ed all’apparenza ingenuo le pattuglie della polizia possono sequestrarti, menarti e abbandonarti in qualche oscura strada laterale se non sei disposto a pagare multe fasulle. Chiaccherando con i vicini, ho realizzato che in determinate aree della città non solo gli affitti, ma anche le bollette sono sensibilmente più basse rispetto alle aree più centrali o solo meno disagiate. Secondo quella che non può non apparirmi come una meticolosa pianificazione urbana della povertà, la cintura rappresentata dal tercer anillo, la terza circonvallazione, diventa così ghetto.

Fermandomi una mezz’ora in più dopo dopo l’orario di lavoro sono venuto a sapere della violenza domestica cui sono esposti alcuni dei bambini più problematici. Mi hanno raccontato delle violenze che subiscono e quelle a cui sono costretti ad assistere, dei fratelli in carcere, delle rapine a mano armata e della droga che in certi quartieri scorre a fiumi, senza fermarsi a sottilizzare se leggera o pesante. Tra le pandillas, le bande di ragazzi che trascorrono i loro pomeriggi in strada pianificando agguati contro una banda rivale, quella di sniffare solventi è un’abitudine abbastanza consolidata. La città ideale in cui vivere, o in cui smettere di vivere.

Sono certo che la realtà sia ben più complessa e stratificata di quello che sono in grado di comprendere ora e di quanto, mi auguro, avrò compreso al termine di questo anno. D’altro canto però, non sono affatto certo che le istituzioni che dovrebbero promuovere il benessere di queste aree della città ne sappiano molto più di me.

Per il turista di passaggio Aguascalientes è una città con facilità definirebbe bella, forse sonnolenta ma relativamente pulita e con un benessere diffuso. Ne apprezzerebbe la feria di San Marcos, conosciuta anche come la più grande cantina del Messico, il museo dedicato a José Guadalupe Posada e l’ottima cucina non eccessivamente piccante. Tutto questo è però, come spesso accade, una minima parte di una realtà crudele, che nasconde sotto il tappeto del no pasa nada grandi quantità di sporcizia, tanto reale quanto metaforica.

La sporcizia reale la si può vedere nell’inquinamento esploso in città a seguito della rapida industrializzazione. In alcune aree la concentrazione di particolato nell’aria è del 53%, a fronte di un tetto massimo raccomandato dall’Organizzazione Mondiale della Salute del 20%. Questi livelli di inquinamento sarebbero stati la causa di almeno 70 morti e 246 ricoveri annuali nel 2013.

La sporcizia metaforica la si ritrova facilmente nel degrado della condizione umana, nella perdita degli affetti, nell’incapacità cronica di riuscire a sognare un qualsivoglia futuro. Nell’ultimo anno sono state 127 le persone che si sono tolte la vita nella municipalidad, quasi tutti giovani tra i 16 ed i 27 anni. Con 9.2 suicidi ogni 100.000 abitanti, lo stato di Aguascalientes è al primo posto in Messico di questa macabra classifica.

Se combinassimo le vittime di questi diversi fattori ne risulterebbe un bollettino di guerra che nulla avrebbe da invidiare alle più violente città di frontiera, dove la popolazione civile si trova in mezzo al fuoco incrociato di gruppi criminali, polizia ed esercito (ma non sempre le fazioni in guerra sono così facilmente riconoscibili).

E’ destabilizzante osservare come, in quella che potrebbe essere un’oasi di pace in cui i giovani dovrebbero poter sviluppare al massimo le proprie capacità l’inettitudine, la corruzione, la disgregazione sociale operino quasi indisturbati. Ed è proprio a quel quasi che si aggrappano il partner locale di ENGIM e altre piccole realtà locali, la cui volontà e le cui energie sono convogliate per, nel proprio piccolo, tentare di sovvertire quest’ordine delle cose. O di renderlo quantomeno meno ingiusto.

Marco Dalla Stella, Volontario in Messico con il Servizio Civile Nazionale

Commenti (0) Trackback (0)

Ancora nessun commento.


Leave a comment

Ancora nessun trackback.